- — OSSEll FAZIONI FITOLOGICHE SOPRA ALCUNE PIANTE ESOTICHE INTRODOTTE IN ROMA Fatte neli'Anno 1789. h U G L l oi J$ *4. T 1 FILIPPO LUIGI GILII, E GASPARE XUAREZ. CELLA STA M P&RIa DJ ARCANGELO CASA LETTI, Con licenza dC Superiori . £;/ scmpcr aììquìd ad publìcam utUUatm ajferendum . Cic. de Off. lib. I. A SV A ECCELLENZA ♦ IL SIGNOR Di ANTONIO PORLI&R Ministro deile Indie, di Grazia, e Giustizia di Sua Maestà Cattolica nella Corte di Madrid dee. 6 cc. I ILI ITO LUIGI G i L II E GASPARE XUAKE2, Vesto piccol volarne delle Osservazioni Filologiche sopra alcune piante eso¬ tiche introdotte in Roma, fatte da noi ne ir anno 1789. nel nostro Orto Vaticano-ìndico a Voi consagriamo m m- ar Eccellentissimo Signore , in segno di alta stima . Non senza timore egli sì presen¬ ta innanzi a Colui , che già ben noto per la sua dottrina , e che per ave¬ re scorso il Nuovo Mondo donde la maggior parte dei vegetabili , che de¬ scrìviamo sono indìgeni , può esserne a giusta ragione il pili competente giu¬ dice y e rigoroso censore . Ma un animo ingenuo unito ad un talento sublime , saprà ben con¬ donare in leggere questo nostro opu¬ scolo a quegli abbagli , che a persone situate in un opposto emisfero puoi' essere stato facile il prendere , allor¬ ché si sono accinti a tentare sotto il Romano Cielo l esperienze sii gli A * me rie ani prodotti . Non creda già , Eccellentcssì- mo Signore, che noi non siamo per¬ suasi y che un operetta di pochi fo¬ gli da noi 'vergati in ore sub seti ve , non meritava per la seconda volta , che la pubblichiamo , di andar fregia¬ ta col nome di un personaggio sì il¬ lustre ; ma sul riflesso che le nostre animali osservazioni faranno sì , che questa y se non di merito , almeno grande la render ami o di volume , ci facciamo perciò coraggio d’ indirizzar¬ la all' Eccellenza Vostra , sicuris¬ simi , che il nome di una persona per ogni capo sì rispettabile sapra esser¬ gli di scorta anche nei pili remoti an¬ goli della terra . Il voler qui numerare tutti ìpre¬ gi , che ornano /' Eccellenza Vo* * , — stk \ , e tutte le cariche alle quali non senza un gran merito vi hanno innal¬ zato i Cattolici Monarchi Carlo IIL e iy -, sarebbe un offendere la vostra modestia . Con questi sentimenti ci diamo ì onore dì essere col piu profondo ris¬ petto dell 1 Eccellenza Vostra umi¬ lissimi 9 ed obbligatissimi servidori . gé Rotm il giorno del Solstizio d* Inverno dell* anno delibera cristiana 1 790. & V- ---- imprima r v r Si viìJebitur Reverendissimo Patri Snc. Palai. A post. ■ -> ■* I\ Xuvcrlus Puatri JAìcetg. APPROVAZIONI. I ' A Decade di proseguimento alle Filologiche Osservazioni dell’anno 17S3., che espongono quest’anno 1 Stgg. Aba¬ ti Filippo Luigi Gillì, e Gaspare Xuarez , da me Iena con gran piacere, e con attenzione esaminata per commissione del Reverendi. P. Maestro del Sagro Palazzo Apostolico non ha jd se cosa alcuna , che si opponga alte Cattoliche massime , «1 al buon costume ; onde stimo che si possa dare alla pub¬ blica luce . Non ha essa bisogno di elogi, essendo da sas tessa plausibile si per la previa erudita Dissertazione, com’ ancora per Ta concisa descrizione di quei rari Vegetabili, de’quali per mezzo dei sumraentovati scrittori ne possiamo godere le ame¬ nità , e certamente riscuoteranno quel pregio, che non posso fargli io colle più eleganti parole. Da S. Onofrio Roma li 20, Decembre iJ 1 ) 0, F. Cesare Majolt dell' Ordine di S. Ciro (amo Lator Emerito • yz v». yi /^On nuovo comando de! Reverendi. P. Maestro del S. P. A. ritorno a vedere la continuazione delle Osservazioni Fi - talogiche sopra altane piante Esotiche introdotte iti Roma degl* indefessi Sigg. Abati Filippo Luigi Gilii v e Gaspare Xuarez, ' cui fanno essi precedere un’al solito dotta, ed erudita Disser¬ tazione salta Notomia delle piante , lavoro già abbozzato in Italia dall’immortale nostro Malpigli!, proseguito dalli Sigg. Grew, Dedìi, Hill &c. Ed ora gentilmente ritoccato dalli sud¬ detti Sigg. Xuarez , & Gilii . Io mi rallegro seco loro , ed invidio il loro bell' ozio , che sanno così bene impiegare nella coltura della dilettevolissima Storia delle piante . Non vi es¬ sendo in questa continuazione cosa che ripugni ai Principi, ed alla Religione , e riputandola semprepiù vantaggiosa pel pubblico , credola perciò degna di uscire alla pubblica luce* e mi soscrivo. Roma li 23. Decembre 1750. Giorgio Bonetti Medico di Collegio e Decano nella Sapienza ffc. I I f ■fr- ri fc rfc : IMPRIMA tv r Fr. Thomas Maria Mamach/us Ordinis Pracdicatorum * baca Palatii Apoft. Mag, . INTRODUZIONE. N piccol giardino situate alle ridici del Monte Gianicolo fu a noi sul bel principio di forte stimolo per rintracciare la natura, e proprietà di alcuni ve¬ getabili non indigeni di questo suolo» e che per so¬ la ben dovuta parzialità desiderosi eravamo di render cogniti alla Capitale del Mando . Questo stimolo maggiormente ora in noi si ri¬ sveglia per L’acquisto s di’ abbiami fitto dì uno piti grande e migliore situato alla falda orientale del Col¬ le Vaticano ». nel quale e per essere di maggiore e- stensione, e per la favorevole esposizione > e per tutti gli altri vantaggi che vi si trovano s e che necessari sono per un giardino consagrato alle botaniche spe- colazioni, speriamo 3 che meglio saremo per soddis¬ fare e alle nostre premure, ed a quelle dei studiosi di tali materie. L’ elegante formi nella quale vedesi ridotto al presente questo nostro giardino di assoluta proprietà della Reverenda Fabbrica di S- Pietro-, la dobbiamo a Mons'g. Giovanni Bufalini, di’ essendo attualmente Economo della medesima Reverenda Fabbrica s si com¬ piacque a nostra istigazione casi di ridurlo » con to* và‘v X ..-.. ■ 11 " » glierne vii alcune semidirute fabbriche non ad altro buone se non ad occupar terreno » ed a privare lo stesso giardino di quell’ amena apertura nella quale vedesi ora restituito. p E siccome un qualunque giardino , o Orto che sia di questa natura » e tutto dedicato alle botaniche osservazioni > merita di essere con qualche particolar nome conosciuto ; così col nome di Orto Vatìcano-ìn - àteo ci è piaciuto di distinguere il nostro * avendo ri- desso ed al luogo della sua situazione per molti capi celebratissimo, ed alle piante che in esso coltiviamo, indigene la maggior parte delle Indie sì Orientali, che Occidentali. Dio voglia, che queste nostre ’sperienze ridondino in vantaggio della Società, e corrispondano a quelle giu¬ ste , ed uniche mire che noi abbiamo di giovare ai suoi individui. 1b "- ' 'm ■ i *- X r % DISSERTAZIONE SULL’ ANATOMIA GENERALE DELLE PIANTE. L E brlic ricerche intorno il regno vegetabile, che da illustri ingegni di questi ultimi tempi si sono fitte, sono state , non v' ha dubbio , un fortissimo stimolo per quelli che già allettati dal piacevole,ed utile, che questa parte di storia naturale a preferenza delle al¬ tre apporta alla società, onde maggiormente impegnarsi In ulteriori vantaggiose scoperte , e cosi accrescere la co¬ gnizione di tante cose, che ignote ci furono ne’ secoh andati . Ancor noi sull’ esempio eli questi , che non solo os¬ servano ciò che può fare la natura a prò degli uomini anche in piccole piante , ma che vogliono eziandio in¬ ternarsi nell’esame di esse per accrescere vieppiù la po¬ polazione dei vegetabili » in questa seconda vo'ta , che mandiamo al pubblico le nostre annuali osservazioni fi- toloiiiche vi premettiamo un discorso anatomico, quale discouo intendiamo di dirigere principalmente a coloro , o che desiderano essere informati su 1 canoni costanti deh U nutrizione, vegetazione , e generazione di questi or¬ ganici composti. Questi ammassi organici non si arriveranno giam¬ mai ad osservare nelle sue parti senza rimanere sorpre¬ si , ed attoniti : tant’ è sorprendente la loro struttura tan¬ to regolare la disposizione delle parti che li tompougo- no, che mani fetta mente in loro mostrano l’immenso es¬ sere, che li creò. Se cì ponghiamo ad e fa minare fumi¬ le fsopo, chi di noi non osserva le bellissime, ed ele¬ ganti dispofizioni delle sue libre , le maravigliose con¬ nessioni dei piccoli vasi, le quasi innumerevoli figure delle parti che insieme unite ne formano il tutto , e dan¬ no cost tutte di accordo 1’ essere ad un’ elegantissimo composto degno dcdlc più attente speco] a zio ni dei fisici li più esperti. Ogni pianta pertanto che dalla terra,oda qualsivoglia altra maceria attiva, germoglia con quella de¬ terminata simerrica disposizione, vien chiamata con ra¬ gione Corpo organico vegetabile , un corpo cioè, dotato di parti organiche, col mezza delle qua'i potersi nutri¬ re , crescere , e propagare , che sono le tre principali funzioni delia natura nelle quali propriamente consiste la reale vita vegetativa di ogni essere naturale in qual¬ che modo vivente . fa vegetazione, o sia vita vegetativa nelle piante può dirsi quel potere , che risiede nelle loro parti orga¬ niche, con le quali le medesime succhiano dal seno del¬ la terra madre il necessario sostentamento. Questo poi assottigliato da 5; azione dei raggi Solari nelle fibre del legno, e della corteccia j parte , direm cosi, conna¬ ti! ra lizatofo in se stesso colf ajuto dell’aria, che opera nei vasi particolari, che dai Botanici diconsi trachee , e parte ascendendo in vigore di un' azione reciproca » che X 3 & passa tra i piccoli vasi, e tubercoli delle piante, ne vie¬ ne in conseguenza la dilatazione dei rami, la sussistenza delle foglie , ed il loro perfetto compimento . Disputarono fra di loro non poco gli Scolastici » se accordare, o nò si dovesse alle piante una vita reale j ed in seguito alcuni Meccatiisti pretesero negargliela to¬ talmente sforzandosi il tutto spiegare col puro meccanis¬ mo , quasiché fossero esse state altrettanti automi . Ma bandite queste inutili contese, e malfondate asserzioni che poste a fronte delle recenti esperienze languiscono sul punto, e vengon meno, ci mettiamo noi di buon grado sulla banda di quelli , che sostengono esser le Piante do¬ tate nella loro universalità, c nel loro essere di una vera vita vegetativa . A line per tanto di proceder con ordine nel dare questa nostra anatomica descrizione delle piante, noi le suderemo in primo luogo a considerare sotto due diversi aspetti, cioè nel loro esterno , e poi nell’ interna loro mo¬ dificazione . Andcremo per tanto a spiegare l’organizza¬ zione de’vegetabili derivare dalla mutua combinazione che passa fra le parti interne , che chiameremo sìmili » e resterne, che distingueremo col nome di dì s similari . Le dimmi lari non sono che un complesso di parti semplici diverse fra di loro, e si riducono alle seguenti, cioè: Radice i le^no , corteccia * tronco , caule , rami , foglie , fiori 3 petali , semente , e frutti - Le simili poi , so- no /e fibre , i proprj vasi % le trachee , il parenchima , la mi- dalla ì £ epidemie 3 il succo n'/trizio , ed il succo proprio della pianta - In queste non trovasi la compoiizione, che concerie alla formazione delle prime, onde posso» dirsi omogenee , e cmsiderarsi come proprj organi delle pian¬ te, c dall’ unione di queste derivano quelle che dette ab¬ biamo dissimila ri - bssendo pertanto l’unione di queste a 2 < parti come un'adequata catena di tanti anelli onderemo ora noi a numerare , e descrivere distintamente in pri¬ mo luogo le patti simili * quindi le dissi nnlarì - Le fibre sono sottilissimi, e delicati canali ripieni di umore , che direttamente sì stendono a seconda deha lunghezza della pianta, senza diramarsi, e senza mutua comunicazione ira di loro, quali ben visibili sono nella sostanza legnosa, e per questi su, e giù scorre il sac¬ co nuirizio. Ma qui è d 1 uopo il non confondere le tibie legnose con quelle delle foglie , le quali per la loro na. turale diramazione sì vaghe rendonsi all occhio allo*che sono da industriosa mano ben separate, e che sembrano delicatissimi merletti dall’ arte adatto inimitabili. Coll ajuto poi di un buon microscopio si veggono tutte no¬ torie , c piegate , e che ognuna va a terminate senza co¬ municare colle altre , altrimenti verrebbe ad essere im¬ perfetta la perspirazione. 1 vasi proprj , che noi diremo vasi adiposi compo¬ sti sono da certi condotti, o tubetti situati a lunghesso della pianta alla maniera stessa , che le fibre, ma sono più di queste ampj, ed estesi benché di più scarso nu¬ mero . La loro sede è nella corteccia , e per questi scor¬ re il succo proprio di ogni pianta » come per esempio il latte nel mimalo, 1’umor giallo nella celidonia, un jìuor muccillaginoso nelle malve > altee , altee Scc. l)a alcuni questi vasi, che diciamo adiposi, sono stati chia¬ mati vasi sanguigni ì ma un tal nome più converrebbe alle fibre, le quali giusta le migliori osservazioni» sono il veicolo dell* umore , c (orsi a meglio dire del sangue dei vegetabili. Le trachee sono tanti vasi, o tubi rem composi da una certa membrana elastica di color argenteo . Questi danno adito all’ aria , e sono in contraria direzione al mo- X ? & to diurno del i>t le , tome afferma Ilalcs nella sua Statica dei Vegetabili . Hanno la loro sede permanente nella parte legnosa del tronco, o i el caule, e ricevono 1’aria secondo il temperamento, e necessità delle piante. Il Parenchima , o sia sostanza, o tela cellulare non è clic un complesso di piccole vessiche , dette ancora ot - tìcùli » fra di loro contigue , ma non comunicanti. Que¬ ste piccole vessiche riempiono i vuoti , che trovatisi tra Le fibre de la pianta , e passano per la corteccia , segan¬ do ad angolo retto fino all’ asse del tronco, o del caule le fibre legnose fin tanto che giungano alla parte di mezzo del tronco , nel qual sito va a formarsi da un’ aggregato di queste stesse vessiche di maggior mole una delicatissi¬ ma , e quasi spugnosa sostanz i , alla quale non si da più il nome di parenchima , ma bensì di midolla . Questo prolungamento del parenchima patentemente osservasi nel mezzo del sambuco, del noce, del fico, e di moltissi¬ me altre piante midollari . Tanto le vessichette , che compongono il parenchima, quanto quelle , che costi¬ tuiscono la midolla, nel loro principio gonfie si veggono di un verde untore, il quale , passati che siano due an¬ ni in circa, va a dissiparsi per mezzo dell’aridità, e quasi a ridursi in polvere, onde le cellule midollari ac¬ quistano una certa solidità , e bianchezza se parlisi del sambuco, un color giallognolo nel castagno, rossiccio in altre piante , c questo secondo la qualit i del succo pro¬ prio di ciascuna pianta, dal che realmente si deduce al¬ tro non essere la midolla , che un prolungamento, come si disse, del parenchima, o tela cellulare esistente nella pienezza del tronco , e dei rami. Siccome le ossa negli ammali vestite veggm si d. t una sottile, ina sensibile membrana , che ditesi perio stio j così le piante hanno cima la corteccia del loro \ x * x tronco , o caule, ed in conseguenza le loro ramifica- zio:ii dall’ epìdcrMC » di’è una tenuissima membrana tra¬ sparente, elastica, senza organi , almeno apparenti, tut¬ ta però aspersa di piccoli pertugi , che molto contribuì, scono alla perspirazione , ed all’assorbimento dell’umo- re. Non hanno avuto difficoltà alcuni di dare a questa membrana il nome stesso di periostio a cagione del con¬ simile officio, che esercita il periostio sulle ossa degli animili . Questi membrana , o tunica prende un color verdiccio da! parenchima, e questo manifèstamente ve- desi nelle toglie , giacché non solamente cuopre tutta 1 esterna faccia di ciascuna pianta , ma bensì I’una f e I altra superficie delle respettive foglie , come potrà os¬ servarsi da chiunque avrà la pazienzi di anatomizzarle, come noL ablrram fatto per ornarne 1! nostro gabinétto di Storia naturale-. Se tante parti concorrono alla nobile formazione dì un vegetabile, chi potrà mai negare cibarsi ancor'csse- le ptante, c compiere gli uffici della nutrizione ! Pre¬ paro loro la natura amorosa madre de'suoi parti un suc¬ co molto analogo al fluido acqueo , senza odore, e privo ì y 1 ' «P or e . che: chiamasi meco mtrhh. Noti si cre¬ da pero, esser questi adatto sgombro sii eteroge ,ee parti- acahir' 1 " 4 le . chlm, . che «Penare che si fanno J i ve. getabili et persuadono m contrario . Allorché la primavera viene colla sua amenità ad ammantare i campi ? ed i pr - tt di elegantissimi fiori , allora qu isi tutte le piante si ispongonoa rmovar loro stesse; poiché l’umore, che e Àil'Tf? CSSe n,en S 0,, ° >o abbondanza s'innalza per di si diffonde " 0 ’ paSiai ’ e ' ramI - * nelle fòglie, equa- pèrclié d In d ’ PCr ".' t,e ,e al,rc P arti J ed ecco il cm„'èr- a ' n - emp ° 51 amen ° ^Intente si svelle la -neccia dai pioppi, e da altre piante. Io che non ac- X 7 x cade allorché la fredda stagione infierisce co’suoi rigori . Non basta ad un’ animale per vivere il solo umore alimentare; conviene che tanti altri ne abbia, i quali invasino gli spimi diecianno l'anima a tutte le azioni del corpo, il sangue , le flemme, la bile &c. danno sus¬ sistenza al temperamento, e se diffuse per tutto il corpo ne mantengono l’equilibrio, danno ancora (avita, e so¬ no cagione delia vegetazione . Quindi è , che alcuni di quest: umori si dicono sanguigni , altri flemmatici, al¬ tri melanconici, calidi alcuni, altri umidi ccc. Con ugua¬ le ragione altri umori risiedono nelle piante, che propri sogliono nominarsi, le proprietà, di'quali sono i isser colorati, ed il ritenere un loro specifico odore, e sapo¬ re, 1/ perciò questo untore , o succo prof rio di color verde nella pervinca \ bianco nelle lattucbe ; rosso net compete > gommi so è nei mandorlo . resti oso nel pìnoke. Conosciuta pertanto col mezzo specialmente ad gusto la qualità di ogni pianta non si stenta gran latta a com¬ prenderne le virtù mediche, come per esempio la fòrza narcotica nel succo del papavero , il potei corrosivo in quello de! titimalo» emenagogo nella sabina eie. E sic¬ come l’animale non in altra maniera compie le sue evoluzioni che col soccoiso dei proprj umori , cosi l’er¬ be, c gli alberi non altrimenti vegetano , spandono i loro rami, producono i loro fiori , e maturano le frut¬ ta , che colf ajuto dei succhi , c naturali umori , clic dalle profonde radici al tronco , e da questi fino alI cstre¬ me pani dei rami , c per ogni dove trasportati vengo¬ no per i sottilissimi loro tubetti. Nè può (ondatamente congetturarsi , che questi umori derivino dalla terra, giacché l i forza dei primi principj inerenti a 1 la semen¬ za bastantemente provano quanto sieno frivoli tutte le altre congetture che fi adducono. yt 8 a* Dalle parti semplici pertanto ben si comprende che derivano le dissimilati , o composte per costituire un rutto organico . fa radice, dunque , che quasi può dirsi la bocca , e stoni ico della pianta , poiché in essa si mani* (estàno le prime vie della digestione , è il principai meni* bro , il quale barbicato nel terreno trae di esso il nutri¬ tivo umore . Viene quella composta da un* esterna mena* brana , che ne fa d’intero involucro j lòtto di essa v’è la corteccia piena di pertugi , che sono altrettanti pie* coli vasi» e questi se bene si osservino col microscopio vedi ansi seguiti da molte porzioni striate legnose* nelle quali moltissimi rotondi, ed ovali meati appariscono, clic altro non sono, che gli ornici delle trachee dt so¬ pra descritte per li quali fintantoché sono verdi passa il nutritivo fuoco . r Qui consideriamo noi ia radice tagliata per la sua diametrale grossezza per bene osservarne le sue parti, nella quale oltre le gii indicate parti, andando verso il centro vedesi un circolo, che pare presenti all’occhio la forma di un fiore. Questi vieti formato da due diverse sostanze , cioè legnosa , e parcnchimosa, nè mancatile ri- trovasi di molti vasi. Nel mezzo di questo cerchio, che diremo fiorale, un'altro ve n'ha , eh è la sede di que'Ja midollare spugnosa materia , della quale più sopra abbia- mo parlato . fa sostanza parcnchimosa del cortice , fu da la natura prefissa all’attrazzione del succo, affinchè egli primieramente asceso per l’esterna membrana del¬ la radice , quindi ben filtrato penetrasse agevolmente nel parenchima, il quale gli determina la legge e di tra¬ smettere nuovo succo , e di ristringere le vessicliette per¬ che questi miggiormentesi assottigli, e cosi digerito e quasi concotto vada poi a dillo ,dersi per tutte le parti ad eilccto di accrescerle , e consolidale . F Dalla breve descrizione, che ora fiuta abbiamo dell* radice , si deduce essere la corteccia composta di quattro parti , c sono : l’epidemie, le fibre » i vasi proprj , ed il parenchima . Queste parti tra loro unite coll’ andare de¬ gli anni formano molti strati concentrici propriamente detti libro per essere gli uni agli altri sovrapposti come i fogli di un libro , Ma questi strati concentrici debbono diversamente considerarsi j imperocché quelli, che si av¬ vicinano al cortice, hanno in te ordinariamente una mag¬ gior mollezza , ed il loro colore è bianco j onde col no¬ me di Alburno questa porzione di strati suole distinguer¬ si i quegli all’opposto, che si accostano alla midolla, sono assai più duri, de’quali tutti a suo luogo parlere¬ mo, e segnatamente allorché .irideremo a ragionare ni¬ tori, o all' et A delle piante . Diversificano tra foro le radici nell’esterna strut¬ tura. tir* perciò diversamente distinguonsi le a ne dalle alne dai B tanici . Dicono issi alcune radici fibrose, o cap ii tri , a motivo,che da un sol tumore buttai! fuori mol¬ tissima sottili , c qu,s> capiliiri barbette . Altre le dicono brachiate, perchè a guisa di bracce stendono le loro di¬ ramazioni dentro la terra . Altre le appellano napifòrmi, alcune tuberose , altre squamose , altre bulbose ctc. Appena diiììise entro la terra le radicali barbette, ve desi spuntare fuori di essa un piccol germoglio ornato delle sue foglie tabuli, quale germoglio se tenero diccsì caule, se alquanto sodo candite, sesodo, consistente, c grossetro , tronco, e questi vico vestito dalla corteccia , li cui sostanza parte è legnosa , e parte midollare , co¬ me già detto abbiamo. Le radici , ed il tronco non sono tutto l’essere di una pianta . AH’arrivare della primavera tutti i vegetabi¬ li più presto, o più tardi si adornano delle particolari lo- b & 10 & ro foglie, le quali sono certi eleganti vezzi di una, o di un’ altra vaga tessitura, larghi , o stretti nelle diverse spe- de, derivanti o immediatamente dalle radici, o dal cau¬ le, o dai rami . Le toglie tutte di qualsisia pianti sono venose , alcune nella loro superficie lanuginose , alcune net loro lembi crenate, dentate , merlettate etc. Ne qui sembraci ben fatto il tacere, che quelle pic¬ cole foglie , che le prime veggonsi spuntare sul terreno, e che col nome di fòglie Ubali piu sopra distinte abbia¬ mo , molto da quelle diversificano , che sono proprie al¬ la pianta. Non sono ad esse analoghe nè nella superfi¬ ciale tessitura , nè nella grossezza. Sono pertanto le fo¬ glie lobati quasi un’astuccio, o custodia necessaria del piccol germe , che va a poco a poco a svilupparsi, e tanto necessarie sono ancora al proseguimento della vita nel tenero germe, che se troppo sollecitamente tolte sia¬ no dal caule , va questi sensibilmente a perdere la lòrza di vegetare . Compiuta , che sia nelle sue essenziali parti una qualunque pianta , va questa nell' opportuna stagione ad ornarsi di fiori. Sono questi una parte la più nobile, ed elegante , nella quale son contenuti gli embrioni delle stirpi future. Posson considerarsi i fiori come semplici, c come composti . Quelli dìconsi semplici, che privi in se sono di fiorellini, o semifiori , ed i quali secondo il Vaillant hanno il perianzio , o la corolla, e chiamatisi computi ; o mancanti sono della corolla , ed allora in¬ completi dìconsi dal cirato autore , e questi appariscono allo sguardo coi petali semplicissimi, e non moltiplicati. I composti poi quelli sono, che vengon formati da un" aggregato di niobi fiorellini senza picciuolo , che senili clic oasi dai fitologi, e questi hanno il cornuti ricettacolo intero sotto ii concorso di molti petali, I petali così ciua* jruti non sono che le foglie, che compongono ii fiore, le quali disringuonsi con quello nome per non confón¬ derle .colle foglie della pianta. Cosi piacque chiamarle a Fabio Colonna, e ad altri moltissimi, c corolla dei fio. ri generalmente dal Cavali e r Linneo . Ma per ben com¬ prendere la diversità dei fori potrà ricorrersi ai sistemi Tourneforziano, A clansonico , o LÌ lineano , nel quali di¬ visi si trovano in classi, generi , e specie , non essendo a noi permesso il più lungamente diffonderci sù questi, mercè gii angusti limiti , entro de’ quali intendiamo rac¬ chiudere questa nostra anatomica dissertazione per non essere altrui di noja. In quella parte, ove il fiore si va ad unire al suo picciuolo di ordinario sì trova la sede delle semenze, nell in ferì or parte cioè, del pistillo. Questa vedest co- pe t.i dal calice, e rimane cosi naturalmente difesa da qualunque accidente sinistro , che potrebbe essergli di nocumento. La divisata in/erior parte del pistillo, ed an¬ che i semi tn moltissime piante attorniati si veggono di una quantità di umore sugoso come v. g. nell’ uva , nel ribes ovvero ristretti in Una sostanza carnosa escu¬ lenta come nella pera, ciregia &c. Queste sugose , e pol¬ pute sostanze con i contenuti semi molto opportune a dilettare i palati dea i uomini, cadono sotto il generai nome di frutta, a differenza dei semi delle biade , per esempio dell orzo, miglio, melica, eì altri, ed anche quei , che nelle silique racchiudonsi , come le fave , fa- giuoli, piselli &c. , che propriamente col nome di gra¬ ni si distinguono . Cresciuta che sia a perfezzione qualunque pianta , c compiute tutte le parti che la caratterizzano, tutte allo¬ ra le sue operazioni dirette sono a perpetuare la propria specie sul suolo, c queste o per mezzo di nuova solidi- b i 5®C i* & là, e robustezza richiamata da una sana , e rigogliosa vegetazione , ovvero colla successione degli abbondanti suoi parti, coi quali si ri nuova , e propaga anche in pae¬ si stranieri . Sarebbe qui da dimostrarsi con qua i leggi rinovi se stessa, ed in quatm mieta ella intenta alla pro¬ pagazione della propria stirpe rendersi possa capace di dare alla luce quei figli, che la conservino nella sua e- leganza, e splendore. Ogu* uno ben sa, e lo comprenderà ancor meglio allorché in altre dissertazioni avrem luogo a ragionare su gli sponsali, ed i sessi delle piante, che una volta , che consegnati si siano i semi alla terra, e subito , che que¬ sti la, ti ovino a se confacente, poco stentano a germo¬ gliare sulla superficc di essa , e quindi crescono moder¬ ne piante simili del tutto a quella madre , che li pro¬ dusse . Imperocché, come di già più sopra fu notato, ricchi udendosi il seme nel fiore, esige la ragione sulK- ciente , che nel fiore stesso vi sia qualche cosa che non solo tenda a dichiarare la dilui bellezza , ma contenga ancora ciò, eh’è necessario ad un’organica tessitura di quelle parti, che concorrono alla generazione. hd infatti la temperarla essenziale fruttificazione dei vegetabili prefissa immediatamente alla generazione non si può meglio ripetere, che da quelle membra, le quali partiscono un sesso dall’ altro , e che recise cessano i frutti, diviene sterile la messe, e punto non apparisco¬ no le semenze . Ma dove mai rinvenire si potranno mem¬ bra di tali note nei vegetabili, se non se nella preordi¬ nazione della struttura dei fiori? Sono nei fiori i petali, la corolla, il calice, gli slami ,gli apici, o siano antere, il pistillo, il nettario > il pericarpio , il ricettacolo . Porsi tutte queste nobili parti in un fiorellino vagamente di¬ sposte dovrà credersi essergli state a sole lusso dalla na- * 4 & *3 ; tura concesse, e perchè poi presto periscano ! Nò cer¬ tamente: troppo costanti, e patenti sono le osservazioni, che ocularmente ci fan vedere che tutte le parti del bo¬ re che si sviluppano tendono direttamente a perfeziona¬ re la grand’ opera della generazione . Ogn’ uno vede, che all’ apparire del Sole su!!’Oriz¬ zonte ubbidienti si aprono al pruno impulso de’ suoi rag¬ gi, ed al mancare di essi ben presto si chiudono. Que¬ ste mozioni non sono gii casuali, ma serbano qualche arcano non inutile, c sembra che servano di una certa tutela pei ciò, che si racchiude nel calice . Quindi il calice dee considerarsi come un’ esrenore involucro , at¬ to a difèndere dalle ingiurie degli agenti estranei tutto ciò » che avvi ne 1 )' interna parte racchiuso. Quei capil- la menti , che co ì bell ordine bisso reggiano nel mezzo del fiore , tire co! reme di stami si conoscono, non sen¬ za il perchè superar si veggono la tuba dalla quale aon contornati . Questi osservatisi nelle loro estremità cari¬ chi di antere., nelle quali secondo il pareie dei più ac¬ creditati botanici serbasi un pulviscolo volatile c spiri¬ toso, e si considerano per il sesso maschile destinato dalla natura alla fecondazione ; e l* esperienza ne insegna, che senza 1 ajuto del divisato polviscolo sterili rimangon le fonine . Questo polviscolo , che racchiudesi nelle ante¬ re, ne! determinato tempo screpola, c va ad insinuarsi nello stigma del pistillo, che scorgem situato nel mezzo del fiore, e passando poi per Ja sua tuba va qual so¬ stanza spermatica a fecondarne la base , o sia embrione , onde poi vedesi turgido, e pregnante . Mancano talvol¬ ta i filamenti descnui , segnatamente nelle piccole pian¬ te , e capillari; non però mancano le antere, abbenchè si osservino esser queste diverse , secondo che diversa è la configurazione della capsula.. Risulta pertanto da quanto fin' ora abbiam detto rapporto alle antere, ed al pistillo, esser le prime la par¬ te maschile di ciascun fiore, e.l il secoiio la parte fe¬ to me a . Il pistillo allorch’ è fecondato si converte in pe¬ ricarpio) a questo pericarpio altro non è, che un invo¬ lucro nel quale si racchiudono i semi , composto di più parti di diversa figura, secon io la coordinazione , c strut¬ tura delle piante individue . Siccome le piante ora han¬ no nel loro pericarpio un sol seme , ora due , ora piu, e questi o racchiusi nelle silique , o in altra vagina di diverso carattere \ così diverse ancor sono le specie dei pericarp), 1; primieramente il pericarpio è una capsula, cioè una cavità membranacea , che diversamente si apre , e viene principalmente composta di valvole , o di esterne pareti atte a ben 'difèndere dai contrari ostacoli 1 rac¬ chiusi semi . Secondariamente in questa capsula puole ritrovarsi una membrana, che ne separi l’interna cauti in tanti ordini, e piccole celle, e questa dicesi dissepi - mento . Havvi interzo luogo la Col’irne Ila , la quale u- niscc ne! mezzo le pariti colle semenze. Io quarto luo¬ go finalmente il locala mento eh’è tutta l’estensione della cavità nella quale risiedono i semi \ c perciò la capsola assume la sua denominazione dal numero dei loeulamen- ti , o < .oncamcrazioni, c di resi uniloculare , bilomlart > trilocuìare , maitilosularc &c. La siliqua poi e un lungo pericarpio bivalve > tri- valve 9 mtt bivalve ó*c. Si trovano ancora dei semi , che hanno il pericarpio follie alato , come l 'Apocino „ Drupa lo esternamente carnoso, internamente succolemo, col se¬ me coperto di una corteccia ossea , come la noce, la mandorli otc. fiaccato colla carne, dove i nord malamente sì veggono i semi, c se un sol seme vi si ritrova dicesi 3SC if 5* bacca monosperma » come nei /Mirto, in alcuni Solarti &c. Fornaio , carnoso, e sugoso , come la Mela, Li Pera acc. S ir oblialo finalmente, cioè coperto di squame ordinate in fij. u a conica , tome nel frutto del Pino » Abeto , I u- Jipìfèra is.c. Si potrebbero quì aggiungere anche molte altre riflessioni, e segnatamente sopra > organizzazione del seme ma di questo ci riserberemo a parlatile nelle future dissertazioni. X k* X ■» ” SOLANUM LVC'OPHRSrCUM PYRIFORME* Pomodoro a peretta. PsMTANDRIA MONOGENIA . Pianta annua foiiis pinnatis » incisis. Flores monopetali flavi . Friutus in dIcs rubri pyriiormes. Semina compressa orbitulata. Caulis haud catafractus ♦ Kadix fibrosa, ac looga . Habitat in America beptemtrionali. Florct Roma: Julio, oc Augusto. _ « I L pomodoro, che noi andiamo ora a descrivere, ben¬ ché sia congenere al pomum amQrìs degli antichi scrit¬ tori , c che pure ne ven dall’ America, è nullaiimeno adatto da quello diverso nella forma de’suoi frutti. 1,’ab. Don Gio: Ctimaco jalazar n‘ ebbe per il primo, il seme in Roma da due anni a questa parte, ed anzioso di pro¬ pagare questa nuova specie so to tl nostro clima, si c ni- piacque di farne a noi un grazioso rega'o . So io Itii- que due anni, che osserviamo (juesti pianta nei nostro giardino , eJ ora ci facciamo un piacere di esibire al pubblico le nostre qualunque sien > osservazioni che su di essa abbiamo fatte . S’innalza il nostro pomodoro all* altezza ordinaria di quello comune , e non guari da quella dissimile è nelle sue p rii la pianta. lilla nel crescere abbisogna di * Specie non descritta né dal I ournetorc , nè dal Linneo. To- m.un de fr:ttt de perù gli Spaglinoli. C3.1 umambiì i Guarani! nel faraguai • Taris t Chiqimi . CamurU i Brasiliani . * & 17 58C * sostegni a cagione della flessibilità del suo caule . Que¬ sti è subirsuto , c rotondo, e le foglie clic lo vestono sono di im cupo verde , intagliate , sostenute da fòrti peduncoli, i tjuali sono ornati di piccole ale . Sorgono fra le foglie i gambi del fiore , i quali sono della lun¬ ghezza circa di un palmo, genicolati, e con altri gam¬ betti lateralmente gli uni agli altri opposti » ciascuno de* quali regge il suo fiore , L'il tiorc di color giallo pal- lido, monopetalo colla corolla divisa in cinque parti , fornito di cinque stami, ed un pistillo , il quale poi cre¬ sce in frutto . La sua figura è di una piccola pera , on¬ de a noi è piaciuto di distinguerlo col termine di pyri- forme* Del rimanente la disposizione de*suoi frutti è si¬ mile a quella del solarium lycopcnìcon del Linneo ch’egli assegna per varietà semplice alla prima specie , e la di¬ cci figura è rotonda quasi in forma di ciliegia . Questa dunque al parere del nominato autore non sarebbe eh* un’ a tra varietà , benché sembra non doversi rigorosa¬ mente chiamar varietà, ma vera specie diversa quella che costantemente conserva la sua primiera forma per quan¬ te volte torni a seminarsi . La grandezza dei frutti è stata diversa nei due diversi anni che l’abbiamo semi¬ nati . furono nel pruno anno più piccoli , e nell’ anno secondo furono almeno di una doppia grossezza , onde per darne una qualche idea possiam dire essere stati i secondi della lunghezza di circa due pollici » c di una proporzionata grossezza . Sono sul principio di color verdognolo , il qual colore va a schiarire a proporzione ; ne nasce. I c;uie allora a! giallo, e finalmente a gra- :o a grado prende un bellissimo colore rosso . Incomincia questa pianta a fiorire essendo ancor bassa, ed osservansi i sugi primi fiori sul principio del mete Ji Luglio. Va tuttavia crescendo, ed aprendo dei c 3* ' s X nuovi fiori* cd intanto si osservano i primi già cresciuti in frutto, onde su, la stessa pianta nei successivi mesi di Agosto , e Settembre sì veggono in basso dei frutti ma¬ turi , più sopra degli altri non maturi, e nell’ alto dei fiori . i frutti sono assai abbondanti in ciascuna pianta, vengon coperti da una delicati pellicola, e ripieni sono di una sostanza molle * ed umida nella quale nuotano moltis¬ sime semenze di figura compressa , ed orbicolata, le qua¬ li perfèttissima mente maturano, cd atte sono a riprodur¬ re la propria specie . Di questa specie di pomidoro può farsi gli stessi usi , che sogìiom farsi degli altri comuni ; ma a preferenza di quelli sono di un gusto più delicato» e meno a;ido : onde non come quelli , facendone un* uso non troppo moderato , cagionar sogliono delle dia ree , indigestioni, terzane » ed altre malattie . Gf indiani soglton mangiare di questi frutti erudì conditi a modo d’ insalata , ovvero cotti in diverse ma¬ niere ; ma piu grati sono al loro palato allorché tritati, cd imiti al peperone , e messovi sopra del sale cosi li mangiano; ed m questa maniera a modo di salza 1’ usano con carne, c loro conferiscono all' appetito . Per quello» che appartiene all’uso medico si giudi¬ ca questa pianta di natura frigida » e secca» e perciò si sono sperimentate buone le foglie, ed i frutti pestati ed applicati a modo di empìastro per curare il fuoco sa¬ cro, ì’egilape, e per mitigare i dolori del capo; co¬ me pure giovano alle infwmmagioni del ventricolo , ed ilio parolidi . II loro succo è buono per le infiamma¬ zioni della gola, c per le ulceri che vi possono essere . Si da con buon successo ai fanciulli che patiscono di si- riasi ; giova ai dolori delle orecchie distiilandovelo . Le intere perette cotte in olio comune pretendono aver virtù, per guarire la scabre • Per quello poi , clic riguarda la coltivazione di questa pianta r.on si debbono usare altre cautele , che quelle, che praticare si sogliono nel coltivare il pomo¬ doro comune. '••a: -tfc ^ ^ & * jffi*. >S3W A A. A> fa & & BROMELIA PINGUIN * Ananasso del Brasile. HhXANDRIA MQNOGYNIA . Pianta elegans foliU margine aculeati*.. Flores monopetali. Calix triphyllus non dcciduus. Stamina sobillata . Semina plurima minuta . Radi* semibulbosa . Floret Romx Julio, & Augusto. Habitat in Asia, Africa » & America. «> , N Ella Villa Pinctana magnifica Signorìa dell* Eccel¬ lentissima Casa Borghesi in Roma ritrovasi custo¬ dito tra le altre piante esotiche questo ananasso , che comunemente col nome di Ananasso del "Brasile viene chiamato, per così distinguerlo dall'altro piu noto in T- talia, c che fa il lusso dei più lauti conviti. Questo no¬ me volgare che qui in Roma han creduto di dare al no¬ stro Ananasso, siamo di parere doverglisi concedere per semplicemente distinguerlo ; giacché non il solo Brasilia¬ no continente abbonda di queste piante; ma ben’anche * Bromi lì a pingui» 1-inri. ànanas ^iiulcatus Tonni. Cardo, o Tina la pianta , c* Tinnii» raspa Unga» il frutto gl* Ispano-Ame- ricini ; Vita gii Spagmjoli . Mexocotl i Messicani- Xococbìitti , e Chiamiti in diversi paesi del Regno del Messico . Vma silvestre gl 1 Ispano-paraguaÌe*i. Caraguata-acanga i Brasiliani. Cara^natd- ibira i Guarany . Tutte quii i Chiquiti . 'gagnoli i Mbajas ■ $ìjo~ tigne i Fobas . Ti oc è i Lules. JHojHti i Mojti. Chag-tar t o C/a- gttar gl' Indiani del Tucuman . r //a JPùu * moltissime all re parti cieli* Air erica, dell’ Africa , e dell* Asu eziandio nei suoi piu caldi siti . Nell anno i 787. ebbimo nate da seme alcune piante di questa specie di Ananasso , ma il gran rigore dd inver¬ no seguente essendo ancor tenere ce ne privò , onde con- venne fare le nostre osservazioni su le piante che sono neI a Villa suddetta . Nel decorso però di quest’anno col mezzo del Sig. al». D. Giuseppe Fabregas ne abbiamo avu¬ to altro seme dall’ ISavana, che maravigliosamente ha ger¬ iti og tato , e gelosamente verrà da noi custodito nel nostro giardino . Sii questo proseguiremo le nostre osservazioni, e se nulla rimarrà a dire lo riporteremo per appendice ne¬ gli anni seguenti.. Da mia radice grossa, c fibrosa sorge questa specie d! ananasso, il quale a prima vista non molto è dissimile '■ iìo * 5ue sotto di dei cupo verde* lunghe circa tre palmi romani, mucronate nella loro estremità, t guaimte nel loro lembo di aculei simetricamente disposti ma non tanto spessi. Dal mezzo di queste foglie sorgono ' hon , i qual, poco alzano , e quasi rutti veggonsi con un medesimo ordine disposti . Sono questi fiori monopetali , col a corolla tripartita , ed il loro colore è rossino , Cia- Jcui fiore Iva fei stami carichi di antere diritte, ed un pi¬ stillo della lunghezza dei medesimi stami collo stigma ot- t . ls0 * c * ri fi do . Ogni fiore ordinariamente produce il suo mitro , u! ognuno di quelli è della lunghezza di un dito in circa , e della figura di una prugna, onde espressivo c il nome che gli danno i Messicani di A/exoiotì, cioè dì prugne , 0 ananas io a prugne . Ogni pianta di ordinario produce dicci, e più prugne, c queste se¬ guitando I ordine dei loro fiori, sono situate quasi in tanti lotuli nel grembo della loro pianta. Una pelle bianca¬ stra, piuttosto delicata , cd alquanto lanuginosa veste il fruito la cui sostanza è carnosa » e succulenta , e contie- nc in fé molli piccioli semi nericci» Il suo sapore è un grato agro dolce , e da questo gusto alquanto piccante Io chiamano gl’ Ispano-americani raipa Ung'ta • Si conviene peraltro generalmente , che questo frutto contenga un mi¬ sto dì più sapori come V altro ananasso , Iti Europa non è ancora troppo comune, ma i:i America tanta n’è l’abbon¬ danza, che serve agli Indiani in qualunque occasione per cosa la più usuale . Dal fruito spremuto sogliono special- mente Ì lìrafiliani cavarne un buon vino. E’ questo vino di lunga conservazione , e molto generoso, che perciò convien farne un'uso moderato , poiché facilmente ubria¬ ca , ed accende il sangue . Dalla pianta intera cavatone il sugo, e lasciatolo fermentare per alcuni giorni può que¬ sti supplir bene alla mancanza dì un forte aceto. Soglio¬ no gli Americani cavare dalle foglie macerate» e battute molti filamenti, i quali insieme uniti, e torti servon loro per formarne delle cordelle per fare delle reti, ed anche delle corde per altri ulì. Colle fibre le più sottili vi fan¬ no le donne indiane delle tele , ed anche dei merletti, dei quali si servono per ornarne i lembi di quella specie di veste, ch’esse usano. l.a stoppa, che se nc cava l’ado¬ perano per calafatare le loro barche. II ceppo dì questa pianta quando sia ben secco è estremamente combustibile, onde può servire benissimo di esca . Per quello, che riguardale sue virtù mediche, fi è sperimentato, che tenuto in bocca il frutto svilì, se vi sono le ulceri provenienti da calore , e lo scorbuto ; mangiato muove il ventre, e guarisce le ulceri dei reni» e della vcssica , ed ò lithontriplico , cioò un rimedio che, o rompe il calcolo , o Io espelle fuori. Il suo succo dato alla misura di un cucchiajo con un poco di zucchero ai fanciulli, giova loro contro i vermi, e lo scorbuto della & m n borea. Co lift lisce anche moltissimo a colora che patisco¬ no di (ebbri provenienti da cacoehimia di fclza picuita . Provoca ancora i mestrui , e le orine, ed in questi casi conviene usarne una competente dose , poiché opera con troppa violenza . Cagiona con somma faciliti ujj aborti , che peruo le donne ni.it.iue selvatiche per prostituirsi a loro piacere ne fanno uso allorché si vc'son Eravidr ** cosi commettono dei spessi ùfinticidj. 8 ' A-C fronde di questa pianta hanno virtù antispasmo¬ dica ; onde alquanto riscaldate ed applicate a qualunque parte ailetta da dolori li mitiga mirabilmente , ed am¬ molliste la parte medesima . Il succo poi cavato dalle fò¬ glie, e bevuto in suilìeeme dose mitica i dolori anche provenienti da lue venerea . Il sugo sfesso cavato dalle fa. glie alquanto arrostite al quale sia unito un poco di nitro polverizzato, se vi si ungano le fresche ferite , ben pre¬ sto le salda , e ne riunisce si bene i labri, elle quasi non vi si scorge segno , Ora, che di questa pianta abbiamo riportati «di usi economici, e le virtù mediche , sembra opportuno il dare una qualche giusta idea della coltivazione, ch’esi¬ ge- Ed incominciando dalla terra, la migliore è quella, che nè troppo , nè poco ritiene l’umidità, e che non è ne molto compatta , nè molto sabbiosa . Per prepararla convie i prendere delle zoLle erbose di un prato, e i u- nirle a quei pezzi di terra smossi che trovami pe* cam¬ pi lavorati . Di questa robba insieme unita porrà farsene un mucchio, il quale si anderà di tanto in unto smoven¬ do colla pala all]' chè si stritoli, e si unisca . Dopo un’ anno in circa potrà adoperaisi , e prima di riempirne i vasi sarà ben fatto il passarla per una ramata. Se questa terra si conoscesse , che fosse per essere in avvenire trop¬ po compatta, sarà bene unirvi un’ottava parte in circa di sabbia. Il Nella terra così preparata potrà porsi la nostra bro- mclia > la quale si ottiene dal seme , come noi abbiam tatto . Il modo poi di moltiplicarla è o per via di seme , o piuttosto per via dei rampolli, che som ministra no in maggiore , o minore quantità i vecchi piedi di questa pianta . Il tempo opportuno di distaccare dalla pianta madre questi rampolli è il mese di Aprile , la quale o- perazione dovrà farsi con qualche diligenza. Tosto che sicno distaccati si porranno nei preparati vasi , e questi poi nella stufa . Questa precauzione dovrà adoperarsi an¬ che con i vasi di semenza, e conviene avvertir bene* che la stufa sia bene asciutta , e meglio sarà il porvi an¬ cora della sabbia, poiché un'umidità benché piccola po¬ trebbe cagionare della muffa, e indurre la putrefazione nelle piante . Alle occorrenze potrà aggiungersi anche un qualche grado di calore di stabbio, c ancor di fuo¬ co , e nelle buone giornate aprire ancora i vetri cella stufa , affinchè le piante prendano un poco di aria al tempo stesso, che ricevono l’impie sione più diretta dei raggi solari . Il propagare questa pianta per via di ram¬ polli, e cosa più utile, di quello thè sta moltiplicarla per via di seme } ed il Sig. Miller parlando dell’altro Ananasso grande , che fuori del rampollo, e del seme, puolc moltiplicarsi ancora per la sua corona di fòglie , che ha nella sommità del frutto , dà !a preferenza al rampollo, come risorsa la più sicura, la più pronta, e la più feconda per V accrescimento di questa specie. Traspira molto questa nostra pianta nella state, lo che è ancor proprio dell altro Ananasso , ed in questo tempo si osserva esser fòrtissimo il suo grado di vege¬ tazione , lo che non si nota nelle altre stagioni di mez¬ zo , escludendo affitto quella d'inverno. Convien per altro mantenere un’ adequata umidità alla terra , poiché & 1 ? & se mancasse dì umido , il troppo fòrte calore de! Sole concentrato in tempo estivo nella stufa farebbe in breve tempo perire le piante. Nel nostro clima Romano sono sufficienti due irrigazioni per ogni settimana, seppure la Situazione della stufa non fosse tale che ricevesse l’urto dei raggi solari dalla mattina alla sera, ed allora con- vena regolarsi . Ma ne! fare queste irrigazioni oppor¬ tuna cosa è l'imitare per quanto si puolc la natura; cioè » a dire i inafEarc a modo di una piccola pioggia, lo che Si ottiene servendosi di un' inalfiatojo corredato nella sua bocca di sottili pertugi . Coti questo modo si lavano le fòglie, c se ne toglie via li polvere , c cosi st facilita alle piante il traspiro, c specialmente Y assor¬ bimento de’sughi, e de’sali tenuti in dissoluzione nell’ atmosfèra, lì’ dimostrato scconfo il Sig. Rozier (a) che le piante più si alimentano pel mezzo delle loro foglie che 'pel mezzo delle loro radici ; e le piante cnsse , qual c la nostra, sono specialmente in questo caso ; pa- recente pur ve ne sono , che non hanno bisogno che dell aria. l er quello poi , che riguarda a determinare un giusto calore alla stufa , possiam dire , che questo esser deve moderato ; onde nella stagione d’invernò potrà re¬ golarsi circa i <54. gradi del termometro di Farneitz , e megho ancora sarà l'cccedere in qualche grado di più. in una parola i due estremi che nelle contrarie stagioni non passano impunemente , e senza che la pianta se ne risenta sono i gradi e 70. del citato termometro; c siccome nell inverno il sovrabbondare in qualche gra¬ do di calore può conferire alle piante , così nell’ estate d (a) Corso di .Agricoltura psrr, I, 5 * # un caldo troppo forte può essergli di gran danno. Degli ostacoli dunque clic si oppongono alla vege* nazione di questo ananasso il primo, cd ri maggiore è la mancanza de! calore , e l'umidità nell'inverno ; ed il secondo il troppo lotte caldo nell’estate. Ma oltre di questi un'a’tro ancor ve n’ha non meno atto de’ già ri¬ feriti a distruggere le nostre piante . Questi è ima spe- eie d insetto che trovasi pure nell’ ananasso grande , il suo colore è bianco, c sul principio rassomiglia ad una bia ca po'verc. Ben presto poi si sviluppa , e vedesi sot¬ to la tonila di quei piccoli inselli , che infestano gli a- grutni. Sembra , che non 6cciano alcun movimento, e nascosti sotto la tenue scaglia, che li ricuopre veggon- si fortemente uniti alle fog’ie . lassi non corrodono la pianta , ma siccome armati sono di una tromba , con¬ ficcano questa nella testura delle piante, c ne traggono il sugo . Quindi ne avviene uno stravasamene del su¬ go , che vi rimane, le foglie ingialliscono, e la pianta languisce, e muore . La riproduzione di questi distrut¬ tori insetti è prodigiosa , e non è ùteile il trovare un rimedio opportuno per estirparli. Quello , che più utile è stato sperimentato si è il fare in un vaso qualunque sia una forte infusione di tabacco * c dopo di aver tol¬ ta tutta la terra d’intorno alle radici della pianta s’ im¬ merge totalmente in questa infusione, c vi si trattiene per Io spazio di circa 14. ore. Tratta poi fuori di que¬ sto bagno s’immerge in un’altro di acqua pura, c quin¬ di con una spugna si nettano bene le foglie, e poi l’in¬ terno , e l’esterno del vaso in cui si vuole ripiantare, c nel ripiantarla gli si da una nuova terra . A questa terra vi si dovrà aggiungere un poco dì concime ad effètto di rinovarvi il calore . Quest’ insetti si moltipli¬ cano assai nell*estate, e naoltoppiù sulle piante, che si 1 tengono troppo asciutte; onde viene a confermarsi ciè che pai sopra abbiam detto, che conviene in quella sta* gìone mantenere i rasi con una conveniente umidità. ac X ne * SS * J(£ x ’ìSC "fle J®. six 3K JK «yjR, KALMIA ANGUSTIFOLIA * Kalmia. Dbcandria momocykia . Arbusculum elegans fòllis glabris , lasiceolatìs , a- marnò virentibus. Flores builati , fasciculatim ex folioruin alis na¬ scati es. , Fructus quinquelocularis . Floret Maja Ci Junio * Pcnsilvaniam, aliaquc America: loca incolit» L A cura ben grande clic intraprese 1 ’ Fitto Sig. Card* Giuseppe boria di arricchire la nostra Roma di e- sotici vegetabili mentre sosteneva la carica di Nunzio Apostolico in Parigi , dì a noi il piacere di una ripor¬ tarne in questo articolo, della quale specialmente per la sua eleganza, c venustà non conviene si perda la memo¬ ria’, giacché non possiamo più ammirare la sua vaghez¬ za , perchè morì 1' anno secondo della sua nascita , la¬ sciandoci privi di esaminarla più intimamente . 11 P. Lettore Cesare Ma/oli, che con cura indefès¬ sa va rappresentando a vivi colori le immagini delle pian¬ te dello stato Pontificio non solo, ma dì quelle ancora » che sono proprie di estere contrade,ci Ita somministrato e la figura, che qui tic riportiamo, c quelle poche no¬ tizie clic potò ricavare dalle osservazioni fatte su questo vegetabile in quelle volte , che le sue occupazioni gli * Kittmia linguai foli* Liuti. Ili SfZ/t / X *9 x permisero di portarsi alla Villa Panfili, ove la pianta si ” In l ?“ el P oc _° tempo ( son sue parole ), che potei andare a Villa Panfili per esaminare la Kalmìa a»gru tifò- ha del Linneo, osservai esser’ ella un'Arboscello elefan¬ te , sempre verde , di poca altezza, essendo allora ne* suoi principi poco più alto di un palmo , e ciò ncn o- srante nel secondo anno dalla sua nascita, florido, e fru- Uficante . Le sue foglie cran tinte di mi bellissimo ver- e , molto spesse su i rossicci rami , c fra di loro op¬ poste, hscte, risplendenti, intierissime, e lanceolate, n è mo ni diverse da quelle del nostro Ulivo, benché diver- dicnìn C E 0r ^* e questc a PP°ag' atc ad un cortissimo-pe- l ii‘ f "/ a T, PrCS1 pcr Andromeda del Linneo- na mi fu detto dal soprintendente all' indicata Villa, di' realmem^co'f anSI U " omc di la «M* realmente confrontata, scuopni.ben presto diversific ire in genere dell* Andromeda da me pensata . Hd in Atti da una sena riflessione che si fèccia sm h ; f - r bedut* i , j . CLia Su dei fiori di am- ÌvvcL Jl u i: ne , dedl,cc . Panare differenza 5 li ?n J ma dl Cm M parIa tlcnc ì fiori bulla* delle fa* L\J ZZmi ^ esilari S *rcinT m '* - SU ni un cal, ‘ ce P r °P°ndamente ta- c 1 s r I ì i 1 C* 1 fi n p ' « I quale escono die¬ ci stami cinque piu lunghetti degli altri, cd emulanti h quameme 1 !f C ° r0, ' a *• ^ £ * Uesti luvvi uno stilo obli, jj cui Stiema f*?’ RUJ Iimg0 dc Z li sta ™ indicati , 1 CUI Stigma c alquanto rozzo, e defilato. Il pericarpio pu .° , d ‘ rsi Qninquelocnlare * ma vedesi ravvolto da mia membrana comune. Da queste riferir- n * i. j ■ . . i C5lt mente note potrà ognuno ^dca la diversità che passa fra la Kalmia, e 1' Andro- J 3 1 * & 30 X Noi poi, cfie abbiamo esaminata questa pianta es¬ sendo già disseccata, della quale il sopralodato 1*. Majoli ce ne lavori un ramo , che presso di se riic eva , ci sem¬ bra di non dover punto esitare a decidere esser questa realmente la Kalmta angatti folta del Linneo , e che cosi distinguesi da Gronovio: Azalea filili Ime colatis ime- gerrìmh » non nervosa , glabra * corymbis termina triti bm (a). Ma l'esame fatta su di una pianta d.seccata può essere occasione d'illusione, non ostante le precauzio¬ ni , che sì possono usare j onde abbiamo giudicato me¬ glio il non dir molto in quest’articolo sulla nostra Kal- mia . Ci riserbiamo a trattarne più diffusamente in altro tempo, ed allorché avremo ben’osservata questa pianta nel nostro giardino, della quale sì è compiaciuto un no- suo amico d UH'iarcLiie da Liegi i semi, a beHa posta proccuratici dall’ Orto Botanico di Lovanio . (.1) Flora Vircinica a 1* a 5* & I V. ANONA SQUAMOSA * Cirimoja. POLV^WURIA POLVCINIA . Arbor fòliis ovatis , lanceolaris , glabris , advcrss nonnihil eoe tu lese enti bus. Flores tripetali. Peula crassa, triquetra, interne albi da , externe vi¬ ridia . Stamina plurima, brevissima. Calix exiguus triphyllus. Fructus squamosus multilocularis*. Semina oblongo-rotunda. Aprili, & Scptcmbri flnret Rom;e . Utiamque ìncolit Americani. A IL' Eccmo Sig. Cavaliere D. Niccola de Azara Mi¬ nistro Plenipotenziario di Sua Maestà Cattolica per la S. Sede siamo infinitamente tenuti , per esser tigli stato il primo che in Roma introdusse questa bellis¬ sima pianta , il cui frutto è la delizia delle Americane nazioni , c potrebbe esserlo ancor delle iiuropee qualo¬ ra fosse propagata, e con qualche conveniente riguardo •inetta Squjjucs^ Litm. GtiAOubanus Tourn* cl. xxi. Gu.viabAi.us I tncx folio vulgo Cbusmolla tv villèe Peruv. 24. Cbirimya , o Ci* rimcja gli Spagnuo.i, e gì' Ispano Americani . ^nauzapotl , o 1 (XAlcz.tpotl i Messicani, secondo Hernandez . Caibitnan gii Ita- (avo-indiani . */tmticu ponbi i Brasiliani . •Aratick^gutzù i Gua- ranii , cd i Parafatesi . Opoquiziis i Chiquiti . *4r*!iui-iùita i Guardi . GitanAÙatio le altre nazioni indiane . ■ custodirà » Dal seme eh’ bgli fece venire dalla Spagna ottenne la pianta, e dopo aver'avuto il piacere di ve- derla nascere, crescere, e di avere sù di essa fatte da vero Filosofo, ed esperto Naturalista le sue diligenti os¬ servazioni , si diede ì! piacere di farne un regalo all’ Fccino Sig. Principe D. Marcantonio Borghese , regalo ben degno di un Principe, trattandosi di un vegetabile indigeno del Nuovo Mondo , e fino a quel tempo non ancor conosciuto in questa nostra Città * Nella Villa Pinciana trovasi ora questa pianta, e su di essa abbiamo noi fatte le poche osservazioni, che sia. ino per riportare . Una piccola oc co serviamo ancor noi nei nostro giardino sulla quale proseguiremo a fare a suo tempo, e con maggior commodità delle altre spc- colazioni, le quali, allorché vi saranno, le manifesteremo al pubblico in qualche appendice che si farà alle altre os¬ servazioni degli anni venturi. L’anzidetta pianta che collocata vedesi in un gran vaso, è attualmente all’altezza di otto, e più palmi, e mostra assai bene , che puole innalzarsi a palmi 20 , e più , sua naturale grandezza, secondo che affermano quegli Americani che I’ hanno veduta nelle loro respct- tive patrie, e che dimorano presentemente iti Roma. Viene questa pianta sostenuta da una radice fibro¬ si, giallognola, la quale non molto si dilata. Sorse su di essa il tronco, il quale s’innalza all’ altezza già det¬ ta , c diffondendosi ordinariamente in molti rami ralle¬ gra ne 1 propri paesi !’ amenità dei giardini • La cortec¬ cia de! tronco è tinta di un bel colore tendente al ce¬ nerino, ma i rami piuttosto inclinano al color verde se questi sieti giovani, ma somiglianti al tronco se adulti. La parte legnosa è biancastra , soda, c senza odore . Le foglie molto somigliano nella loro forma a quelle dei Iti* strati , ma in queste osservasi un verde più Lidio nella pane supcriore » ed un elegante color periino nell infe¬ riore . Dalle gemme dei rami spuntano i dori appog¬ giati, ai propr; peduncoli, i quali sono alquanto lun¬ ghetti , e rossicci. Composti sono questi dori di tre pe¬ tali di figura triangolare nella loro grossezza , interna¬ mente bianchicci, ed esternamente verdastri, e questi tra* mandano un forte odore . Nel mezzo dei petali vicino al calice trinilo trovasi un cerchio dorato , composto da un’ammasso di tanti cortissimi statili, i quali circonda¬ no lo stigma triquetro del pistillo . Allorché gli starni colla forza delle loro polveri hanno rotto 1 ’ argine delle membrane anteriche, c s’ insinuano nello stigma suddet¬ to, incomincia allora ad inturgidirsi il pistillo . Questi poi a poco a poco cresce in un frutto in forma di cono di color verde coperto di una membrana intersecata da piu segui, che fan comparire la sua superdee squamosa quasi a modo di pigna , quantunque il frutto interna¬ mente non mostri alcuna di queste divisioni . Dal color icrde passa il frutto a vestirne uno cenericcio, allorché c nel suo punto di maturità, e la sua interna polpa tro¬ vasi di color bianco grata si per l’odore, che pel sapo¬ re, e nel suo mezzo, come appunto nella pera veggonsi i semi , i quali sono rotondettì, alquanto schiacciati > lisci, c risplendenti « La qualità del frutto della Cìrimoja è ben’ espressa dal nome che gli danno gl’ Inglesi di pomo di torta di crtuM • Alla stessa maniera lo chiamano r popoli delle isole Americane , ed eflativameute ha una certa somi¬ glianza nella delicatezza, e nel gusto alla crema . Multi sono di opinione , e specialmente gl' Ispano-americani , che la Cìrimoja sia la regina di tutte le frutta non so¬ lamente Americane , ma ben’ anche Lmopce, e per que- mmmt yz 54 sto motivo, c perchè la sua polpa e .elicila. rivinci la chiamano ancora il bìanto mangiare dei vegetabili . Noi non vogliamo qui entrare nel merito dei gusti, ina possiamo dire bensì, seguitando l'opinione di tanti che lo hanno mangiato, essere un frutto nobile, e di gusto squisito , e che ha il vantaggio di riunire in se 1* odo¬ re , ed il sapore de’ nostri frutti migliori . Quelli che potranno ottenersi sotto il nostro clima , col conservare le piante nelle stufe , fòrsi non avranno questa de¬ licatezza ; giacché le nostre cure anche le più replicate, cd esatte, non equivalgono mai ai mezzi semplici del¬ la natura . Il frutto della Cirimoja tanto fu stimato nel Perù allorché vi fu trasportato per la prima volta dal Messico , donde è indigeno , che in finta sì vendeva cadauno di essi al prezzo di otto ducati (a) . La fruttificazione in America non è sperabile se non dopo che la pianta abbia due, o tre anni di età, e più tardi dovrà esser conseguentemente in fc'uropa. La pianta eh esiste nella Villa Borghesi ha incominciato a dare i fiori dopo i sette anni j ma si desidera tutto» ta la fruttificazione . La cagione, perchè questa pianta non abbia sinora prodotti ì suoi frutti, siam di parere, che proceda dalla stufa, la quale vedesì situata in ma¬ niera, che non bene riceve gl’influssi dei raggi solari, ed il benefìcio di un’ aria libera nei tempi favorevoli, la quale si potrebbe regolare a piacere, qualora la stu, fa avesse delle opposte aperture . Attese le relazioni degli Americani fruttifica questa pnata due volte all'anno come gli Agrumi. L’perenne, ama il caldo, e vuol esser fomentata con acqua, e ster- m (a) Vedi il P. Bucndia nella storia della Vita del P. France¬ sco dd Cajiilio. co cavallino nei paesi specialmente di clima frigido . Bisogna però qui avvertire, che li due riferiti mezzi dell’ acqua, e dello sterco se non sicno uniti all’impulso dei raggi de! Sole poco , o nulla giovano . Varie sono le specie di Cirimojc che nelle calJe regioni delle Indie allignano . La pio stimata, è quella , che chiamano nel Perù gl’ Ispano-americani Cabcza de 1 'degnilo , cioè tei fa dì Moretto. II frutto di questa è esternamente di colore un poco più bruno di quello dille atre specie, cd anche di maggior grossezza * Que¬ sta , che noi abbiamo descrìtta sembra essere quel Gua- 7) ubarmi periate folio , flore intuì albo, ex ferivi circuen¬ te } fructn nìgrìcantc squamoso riportato da! P. Fcvdle (a) . Le viitu che sì attribuiscono a questa pianta sono di refrigerare se si parli del frutto, c delle fòglie. Inol¬ tre le fòglie ben trite , ed unite ad un poco di sale co¬ nnine , e quindi applicate a modo di cataplasma su dei tumori maligni fanno si che presto vanghino a suppura¬ zione . e t (<0 Journ. ues obscrv. pfiys. pag. Tab. 27, h UPPIA AMERICANA * Lippia. Dioynamia Angiospermia , Calix monophyllus quadrifido* . Corolla monopetala quadrifida, lacitiiis subaequali- bus revoluti*. Filamenta quatnor, quorum duo breviora . Pistillum germini disperino inscrtum, filamento i & stigmate simplici . - Floret Romx mensibus aestivis. Habitat in America calidiori • T Anto grande è la parzialità colla quale vien comu¬ nemente riguardato questo vegetabile in Roma * che noi non possiamo esentarci di dirne alcune po¬ che cose, benché non ne abbiamo sinora qui investiga¬ te le particolari virtù . Concorre questa pianta a forma¬ re la delizia dei migliori giardini, e con impegno gran¬ de vien ricercata da coloro, che non la posseggono. E’ questa Lippia , che impropriamente col volgar nome di Lilla si conosce uu* arboscello di piccola al- tozza. Ha il tronco assai fragile» come pure fragili , c delicati sono i suoi rami . Sono questi ornati di foglie ternate comunemente , lanceolate» ruvide al tatto un poco dentellate , e tinte di un verde carico, c lidio » Dal sito ove spuntati le foglie veggonsi sorgere ancora 1 fiori, i quali disposti sono quasi a modo di spighe, ed * Lippia cric aiij Lino. Torùn^il silvtitre , cioè Melissa tan peiirt Ispano-americani del Paraeuai » V / /av v y* .?Sir/ imiti ad un comune peduncolo piuttosto lunghetto. Que¬ sti piccoli fiori uniti sono ad un calice monofi Ilo , quadrifido , c quadrifida è ancora la loro corolla mo¬ nopetala . Il loro colore è bianchiccio, tendente alquan¬ to al violaceo , e tanto nel colore che nella forma sem¬ bra non esser gran fatta diversi dai fiori del timo. Cia¬ scuno dì questi fiori ornato vedesi di quattro stami due de* qu ili più lunghi, e nel mezzo di usi scorge» un delicato stilo terminante in un semplice stigma. I 1 pistil¬ lo racchiude due piccoli semi rotondati , ma questi se¬ mi abbiamo osservato piu volte, che sotto il nostro cli¬ ma non giungono a perfetta maturità, nè mai dai semi abbiamo potuto ottenere alcuna pianta per quante volte sia stato da noi seminato, c per quante diligenze riab¬ biamo usate. Tanto i fiori, che le fronde hanno un’odore assai grato , c molto somigliante all’odore del cedro, ina an¬ cor piu delicato , c soave ; onde vengono da chiunque con piacere distaccate dalla pianta le sue foglie per di¬ lettarne di tempo in tempo l'odorato . Le stesse nostre donne Romane gradiscono il loro odore, nè sembra che in esse cagioni quelle isteriche ailezziani che in loro pro¬ dotte sono dalla maggior parte, o a meglio dire da quasi tutti gli altri odori . Gl’ Ispano-americani che abitano nella Vera Croce , c nel Paraguai , luoghi ne’quali è comunissima la I.ip- pia, se ne servono, come noi ci serviamo della melis¬ sa. Gl’Indiani pretendono che abbia virtù confortativa, emenagoga , ed alessifarmaca , Presa una decozione delle sue foglie fatta a modo di thè la sperimentano buona per 1 ’ apoplesia , epilepsia , ipocondrìa, vertigini, e per le alfezzioni isteriche. Una decozione piti carica la dan* no per fortificare le gengive, per togliere il cattivo odo- * n js x re del fiato » J-t crudezza dello stonuco.e per provocare le urine . Poste le foglie in infusione nel vino , si ser¬ vono poi di quello per tutte le indisposizioni melanco¬ niche, Queste s’ess; fòglie applicate esternamente a mo¬ do di cataplasma le usano come di antidoto contro le morsicature velenose . Duranti i mesi estivi osservasi sempre fiorire la no¬ stra Lippia. Teine assai il freddo, e perciò conviene avvertire che neppure le prime impressioni riceva della frigida stagione . Potrà ben custodirsi col mettere il va¬ so ov’è co'locita sotto le coperture stesse, che si fanno per gli agrumi , con fargli prendere nelle buone gior¬ nate un poco di sole, ovvero potrà tenersi in qualche camera se il freddo sia troppo eccessivo . Il modo di moltiplicarne le piante , siccome non può ottenersi per via di seme , è quello di margottarne i rami non distaccandoli dalla pianta, e co Ica [idoli den¬ tro terra dopo dì avergli fatto un conveniente taglio, come appunto suol praticarsi coi garofani , agrumi, ed altre piante . Da questi tagli buttano delle barbette e prendono 1 essere di tante nuove piante , Questi rami cosi barbicati dovranno nella primavera separarsi dalla pianta madre, c collocati in altri vasi si vedranno cre¬ scere , c fiorire in quel medesimo anno. SPILANTHUS OLERACEA * Spilanto Americano* SvNGENESIA /E QUA US . Herba annua bipalmaris. Folla cordata, vix serrata. Flores flavi, inodori, umbonc ferrugineo. Calix imbricadis. Stamina brevissima. Cernieri oblongnm. Caulis teres> rarnosus, coloris subobscuri* Radix fibrosa, cxalbida. Florct Julio, & Augusto. Habitat in utraque America. I L trasporto che noi abbiamo per 1 ’ esotiche piante f ch'annualmcntc coltiviamo, ed osserviamo, ci ò d' un forte impulso per far conoscere al Botanico, non che al curioso pubblico una pianta che non fri ancora veduta in queste parti . Chi a noi fece grazià di darci t semi fù 1 ' Ab. I), Antonio Figuercdo , avendoli egli avuti da Li¬ sbona , ivi trasportati dal Brasile nell’Orco Botanico di S. M. la Regina di Portogallo. Siamo a questi molto grati, per averci somministrato un prodotto, il quale oltre l'essere raro * ed utile alia medicina, non esige tante attenzioni di coltura, c nasce in qualsivoglia terreno. Questo vegetabile pochi giorni dopo die i suoi se- mi hanno provato il benefico umore del terreno , spun- * Spilantbut Olcracca . finn, iotn- xUrtiti i Messicani . i{upjc- Tifa i f>hichttani,e Cuschcnii. Cai-aytuilH i Guaran;. Capi] ^titapi i Brasiliani. X 40 M ta su Ila superfìcie di esso rigoglioso, quasi che volesse in un subbilo far pompa de suoi fiori , e frutti . Le sue radici sono molte , capillari , e bianchicce . Stendcsi il suo gambo alla lunghezza di un palmo e mezzo, o due da cui spuntano i rami . Questo gambo tende più al basso, che ad elevarsi . Le foglie sono tinte d’un verde oscuro; alcune intagliate sensibilmente, altre nò; alcu¬ ne alterne , altre opposte ; sempre però di figura corda¬ ti, ed inerenti al loro pcdicolo . Fra le fiondi escono i fiorì gialli con uno scudetto tondo in mezzo di colore ferrugineo. Questi , secondo che porta seco la Classe Syngenetica , composti sono di tanti fiorellini, tutti at¬ ti , ed intenti alla prolificazione, e situati veggonsi sopra un calice intbricato , e scaglioso . Hanno essi cortissimi stami, e rapportano un germe lunghetto, che ben pre¬ sto si accommoda ville intenzioni della madre Natura, la quale vuole, die tutti i suoi parti si moltipl.chino per gl' anni venturi. Non lussureggia questa pianta cri fare un’ ammasso di fiori iti un sol sito; anzi tutti quanti sol.tarj li distri¬ buisce a’suoi rami . Ben fiorita che sia, mostrai tratti di sua legiadria, e fìi spiccare sopra di un verde, ben¬ ché non molto vago, tanti gialli fioretti, che danno ri¬ salto a tutto quanto il complessi; tanto più clic sempre i medesimi a motivo de! loro lungo picciuolo superano in altezza le foglie, le quali tendono piuttosto ai basso. Le fòglie, che sono liscio neiresterpa loro su pei lì¬ ce , a primo abbordo non mostrano poter essere di qual¬ che trastullo per chi le osserva ; eppure , se si presen¬ tino ;ii , ed iuteiseccate di uri verde assai cupo che nel giugnere alla maturiti, si rendono di color letv nato, e tutto il fondo de! Meloncino «fi un giallo ten- d„nte all oro . Dice il Rajo, che lo vidde la prima vol¬ ta in Roma nel Gabinetto di alcuni Cardinali, i quali lo facevano custodire da suoi più intrinseci famigliar! con somma gelosia, e cautela solo pel di luì gratissimo odoie , e per eleganza de*suoi colori * Internamente que¬ sto fruito è costruito appunto come i nostri meloni vol¬ gari , non essendovi altra differenza , che la sua bianca polpi non è cosi soda come quella dei meloni comuni, t*d ò proporzionatamente, assai più pesante per motivo della sua. sostanza assai umida e mucitaginosa. Tanto tenera, c delicata ritrovasi questa sostanza che non sten¬ ta molto a corrompersi . Non è certamente disgustosa al palato, ma nausea un poco per la sua dolcezza quan¬ do si^ volesse azzardare di farne un’ assaggio abbondati- te - Sopra alla polpa indicata trovasi una rete di sotti¬ lissimi filamenti alquanto gialognoli, come nei comuni Meloni, dentro della quale conservami bianchissimi semi in numero grande , e di un gusto alquanto delicato, piu piccoli di semi degli altri Meloni , ma atti nella stessa maniera per fame emulsioni, conserve &c. Quan¬ tunque poi non sia disgustosa al palato la carne di que- " utl ° » sembra però che non sìa operare da pruden¬ te ;1 volersene cibare di troppo; poiché essendo di na¬ tura sommamente frigida , non può a meno di non of¬ fender^ il ventricolo , tanto più , come fu detto di so¬ pra eh ella con gran facilità sì corrompe , onde sarà meglio astenersene, per non incontrare l'incommodo dì cattive digestioni , degeneranti poscia in febri, e dolori di basso ventre. Si può per altro candire come noi ab- i bianio farro, e tosi fame uso senza alca ir pericolo , ed in tal caso si renderà refrigerante . Se stiamo alla comune tradizione dei Botanici > e segnatamente di Sherard, conviene che ammettiamo, clic fra noi questi Pianta fii introdotti da certi Monaci ve¬ nuti dall’Oriente i quali per farsi merito regalarono in Roma i semi ad alcuni Emi Porporati , e questi non mancarono di farne coltivare le piante, clic ne nacque¬ ro, e co,i si è andata conservati lo la specie , quantun¬ que non sia mai fiata con accuratezza descritta. l'utta quanta, la pianta poco differisce d3 quella degli usuali nostri Meloni, ha le foglie aspre , angolata te, e grandicelle, che al solo tatto sembra che forinola pelle . I fiori sono gialli , o non resta priva de* suoi cir¬ ri , o caprcoli per avvitichiarsi, e far mostra con mag¬ gior usso di quei fiori Monopetali peritati li che sù di un medesimo caule trovatisi masoli; , e feritine. Di que¬ sti le femine riposano sovra del germe, che poi diven¬ ta quel Meloncino che abbiamo descritto sinora. Questa pianta non hà» radici molto forti , e pro¬ fonde, sono anzi piccole , c fibrose; non molto si innal¬ za, e si rende per altro una pianta ìn se stessa tic tempi estivi pe’ giardini gioconda. È’propria delle Indie Orien¬ tali , ed Occidentali, ed in Roma da i suoi fiori nc’ mesi di Luglio, cd Agosto. La sua cultura non reca gran pena ; si accomoda a qualunque terreno purché sia un poto umido , e non attende altro, che il giardiniere gli levi qualche foglia , la spunti di quando in quando se ama di avere frutti di maggior sapore, più odoriferi , c piti grossi. Sì c spe¬ rimentato che fa meglio per aria cioè o disposta a mo¬ do di spalliera, o avviticchiata ad un’altra pianta di quel¬ lo elle lasciarla a suo bell’ agio per terra come si prat¬ ica cogli altri meloni . X 4tf 3K "?piB%gSr a i * 1 % à 1 5u ° semc è uno «%a; frescat e pea' ò è J°° enf «" neU ? «"«Wo-ii. Ria¬ tti agioni. £ jj colli *.w ° ^ Cr C ^ c, '^ ri ,’ il * tre infidm- ardori ddr Uria* . ° DC ma,c dcl1 ’ an S ur « * e negli 47 W Vili. MIRICA CERIFERA * Albero della Cera . Di acm Tarn a noria . Frutcx hum !is . Folu lanceolata snbscrrata . Flores Oa^cii Tettandoci. Fructus bacca tu s . Florc t R ornar Majo, & Jnnìo. Habitat in America Scptcmtriotiali . ir\l questo arboscello oc dobbiamo la prima intro- *-# duziooe in Roma al!' Emo Sig. Card. Giuseppe Do. ru . Cresce questi in un frutice di mediocre altezza , c gto sezza il cui tronco e piutostu tenero di color Iwr- m gioco , c punteggiato di biancastro . Tra le foglie dei rami, le quali si veggón tinte di un verde alquanto o- scuro » spumano cene gemme fiorifere, clic a poco a poco crescendo apprestano un’amento giallicio , che è un gruppo di fiorellini , che hanno quattro stami , ed un calice quadrifido , e che rendono assai venusta la rianta . Qui si avverta primieramente che le foglie, quan¬ tunque dal Sig. Linneo venghino rappresentate quasi ser¬ rate, non è però questo un carattere costante dille fò¬ ghe su dette; poiché si trovano nell’ arboscello dei rami .Vlynca Ceriferi Unti.Fruilh de V*hm 4 , cioè , frutto dei co. lombi, gl* Ispano americani . GutrdjmanU gii Antiochcsi . C:u- i popoli della Provincia di S. Marti . Miti» bist.trdi nelle Co- :oinc Inglesi deh’ America . TatturisK gli A agio-Americani . interi cariche di foglie, che non hanno alcuna dcntel- latura, e possono a ragione nominarsi iisde , ed inte¬ gerrime ; alcune altre sono soltanto subserrate nella lo¬ ro estremi là supcriore, onde possono stare benissimo in confronto di quelle del M-ino ; e per questo motivo Cates- disse Myrtus brabanticn ùntila Carolimetats occ.(.t) Secondariamente avendo noi osservato per lo spaiio di sette anni continui , che sullo stesso vi si trovano gli anicini , c li frutti pare che ci rimanga.lo scrupolo di collocarlo nella classe diccia, la quale esìge, che i fiori masthj , e feroine nascono distinti in diversa Pianta. *1 ette le stirpi di questa classe mal e poi mai hanno i fiori Ermafroditi ; ma soltanto maschi , e fèmìne i duali crescono in distinti individui della medesima specie. Potrebbe darsi, che ritrovandosi alcune Pia ne , le qua¬ li abbenchè portino i fiori distinti nel sesso, pure da questa classe non sono escluse, perchè sono specie solo dei generi Ermafroditi , come V Unica dioeùa, la Valeriana diocica > Il Lichnis dtoctco , cosi il big. Linneo abbia voluto eccettuare ancor questa . cominciano i ra¬ mi a coprirsi di certi punti resinosi , dai quali si vee- gono su i mesi di Agosto , c Settembre bellissimi gtup- pi di frutta consistenti in moltissime bacche della era» dezza dei Coriandoli spruzzare di tanti punti, che seni- brano grani d arena , o per dire meglio cogli Antichi Jructmn fcrt istinti saccharo candidissimo in crossatimi co¬ si Pluknczio nel suo Almagesto Bora ni co . Il colore di queste bacche tende al perfino , hanno qualche viscosi¬ tà ne la loro esterna superficie, che perciò distaccan¬ dole dai rami sembra, che si attachino alle mani, spe- fO C a^cihy Car. f. nag. 69. Tab. 69. X 49 X ciahncntc se sono calde j ed ceco la ragione per cui gli Americani si indussero a raccogliere quel glutine, che seco portano, e perchè lo chiamino 1' Àlbero della cera . Essi poi preparano da queste bacche la cera in tal guisa. Raccolgono i t rutti dell* Albero , eli pongono in un caldajo pieno di acqua a cuocere, c dalla cottura nc risulta una materia glutinosa , la quale si va a con¬ densare sulla superficie dell acqua. Raccolgono questa con delle spatole di legno e formatene delle pizze al¬ lorché raffreddata si rende emula della cera . Rifondo- no poi questa cera, e nc formano delle candele le quali tendono al verde , ma questo colore col tempo , c col caldo molto non stenta a convertirsi in bianco, special- mente se vi si unisca un poco di sevo , Hanno questa proprietà le candele estratte dalla Mirica, che toccate colle mani non le imbrattano come il sevo » ed estinte che siano non diffondono alcun cattivo odore . L’ acqua che Ita servito per sciogliere questa cera prende il ca¬ rattere di astringente . Rapporto ai commodi economi¬ ci , che ci appresta questo arbusto colla sua cera , un altro ce nc da , ed è di tingere le lane di color giallo (a). Pare che si possa azzardare, che questo frutice sia I* Àmbtlhn di Scaligero nel Esercir. 181, §.^4. di cui cosi scrìve Aruchct Insula fcrt Arbore/» cujtti e corticc exit frustai candidai uc eh arati specie , <> Magnitudine toriati dri , Ambulou ci nomea est. H Bau hi no parlando di quest’altro sotto il nome di Ambulo» dice: Ex hu- \us batch candela vìridiascuU ?, tacta manti non poli'sen ¬ ta , ixtinctitquc fttotem non emittentes c noli rat/bus pa¬ ra tu ur . (b) Nella Carolina non sogliono fare alti’ uso (.i) Vedasi Linneo nella fauna Svccica all’ Articolo Myrica ■ (A) Toin. 1. p. J03. * 50 & che di queste tali candele, ed anche nella provincia di S. Marta di I erra ferma se n’ è incominciata la mano¬ vra coll’ idea di farne un ramo di commercio colle al¬ tre nazioni Americane . Quesra materia , che media tra il sego , e la cera, si per la sua consistenza, che per l’altre sue qualità, suppliva per ambe due tra i primi Europei, che appro¬ darono nell' America Settentrionale. Il suo prezzo n* ha :a:to Svernare l'uso, a misura che il bestiame dimestico st e moltiplicato. Nondimeno, consumandosi meno pron¬ tamente del sego, essendo meno soggetta a scolare ; e non accodo un odore dispiacevole, viene tuttora preferita do¬ vunque può acquistarsi senza grande spesa . 11 lume, che rende, non è la sua qualità piu valutabile. Con es* sa vi si lavora un Sapone eccellente. Si fanno de’buo¬ ni cataplasmi per le ferite ; e serve ancora per sigillare le lettere. Non st rende tanto difficile la coltura di questa pian¬ ta anzi pare che qualunque terreno sìa adattato per il mio incremento. Nell’America Settentrionale si trovano due specie di Mirica, una, che cresce in albero nella Luigiana, e che chiamano pure albero della cera , e 1 altra piccola, eh'è la descritta, Ja quale principalmen¬ te vegeta nella Carolina , IX X fi X I X. MUSA PARADISIACA * Musa, Banana, o Platano- Po&TG.VMfA MON.'ECIA . Pianta arhorcrn emulans. Foli a maxima , Jonga , ac lata . Flores in cono congesti , duplicis sperici berma- ph roditi*, priorcs anteris impcrfectis , postcriorcs sdamati bus obsoleti* . Corolla duobus pctalts. Calne nullus, stamina sex; ptstillum unum. Fructus racemosi. Semina , ut pluriimim nulla. Americani, & Asiam incolit. Florct Romae Septembri, atqirc Ottobri. T Anto varia è la natura ne’suoi prodotti, che so¬ vente esibisce agli occhi de' suoi investigatori an¬ che dei vegetabili , che sembrano emulare gii alberi , quantunque per loro natura più si accostino ad un’in¬ dole erbacea , c non a quella sodezza che agli alberi appartiene. Le Indie cosi feconde nella diversità delle £ 2 . * * Muta Tatadìsiaca Limi. Al uta frnttu c&cntntritw Plurn. "Platano e?H Spago uoli Europei, t* gl’ispano. americani* Trapalati i Me - titani. Zappiate gli Spaglinoli nel Messico. T ac okay i Guarani:, Patoba i Paraguaicsi. i> a co eira i Portoghesi nel Brasile. Vaca¬ bile , e Tacobacù i Brasiliani. Salii , o 'Palati i Malabarcsi . baca, i Filippine*! • Spi fetta i Mossi rei Perù, Banani i popoli della Guinea , ed altre nazioni Indiane , di dove deriva il no me Italiano di Banana ; ed il Francese Bananicr . X ^ X piante ce ne porgono non pochi eseinpj. Ne! numroc di questi tali vegetabili noverar conviene la Musa para - disiata, che siamo noi ora per descrivere. Questa è una dt quelle bellissime piante, che per la sua altezza emu« la ancor si fa di molte palme, e quantunque s’innalzi ad un’ altezza non ordinaria , contuttociò non mostra internamente quelle caratteristiche , clic formano la con¬ sistenza di un’ albero , Il Giardino della Villa Borghesi ornato vedesi da qu sta tiobil pianta, le cui parti andiamo noi era meto¬ dicamente a descrivere. Il suo tronco, che poco peren¬ na i suoi anni vieti combinato da una sostanza bianca¬ stra tenera, molle, spougosa , ripiena di forami, ed as¬ sai viscosa, cd umida, che ad onta della sua non tenue grossezza , basta un solo colpo di scure per reciderlo dalle sue radici - Viene questa sostanza ricoperta da mol¬ te pellicole, le quali ravvolgendosi T una sopra dell’al¬ tra , formano, per così dire una veste alla pianta . Van¬ no poi queste tenui cortecce a terminare nella loro su- juperior parte in altrettante bellissime foghe della lun¬ ghezza di otto , o nove palmi, e della larghezza di due e mezzo in circa . Sono queste foglie di un verde chia¬ ro assai bello alla vista , sono molli v c delicate al tat* io, benché sode, ma fàcili a rompersi allorché pertos¬ se sono da un vento un poco impetuoso . Il tronco poi esternamente è liscio, di color verde chiaro , e lucido, •ii modo che non permette , ehe 1’ acqua piovana vi si fer¬ mi al disopra, e neppure trattenersi su le volute folta- cee , altrimenti ben presto verrebbe tutta la pianta a cor¬ rompersi . D’infrà le foglie esce un ben lungo gambo tutto circondato da piccoli fiori disposti in figura di cono , la corolla de' quali osservasi iivisa in due petali. Il lo» x <>3 n to colore è rossìccio » e tramandano tilt soave odore . Crescono poi questi in tanti frutti della grossezza in turca de'nostri cetrioli., e giunti che sicno a pcrlezio- ue formano quasi un bellissimo grappolo . Fino a tanto che il cono è giovanetto involto viene ila una spjta o- vaio bislunga, li quale poscia si apre, e lo lascia in li¬ bertà perché possa giungere .il suo grado di perfezione. Il fiore si tramene sull’estremità del frutto, come osser¬ vasi nelle cocuzze, onde al tempo stesso v e desi I uno, c 1 ’ altro , Tramanda questi fintantoché non sia aperto un umore limpido, cd alquanto untoso somigliante in qualche modo all* albume dell’uovo» cd il suo gusto c alquanto dolcetto. Dal mezzo del fiore, o sia dall ura- bcllico del frutto si ergono sei stami subulati » cinque de* quali giungono fino alla metà del fiore , il sesto poi che sorge dal nettario è il doppio più lungo degli altri. In questo sesto filamento vi è un’ antera che gli su u t ta incominciando dalla metà della sua lunghezza , fino all’apice, essendone privi gli altri cinque stami. Il co¬ lare di questi stami è bianchiccio . Fra questi sorge uno stilo lunghetto , grosso , rotondo, parimenti biancheg¬ giante fi no alla metà, clic corrisponde alla base, cuci restante giallognolo . Il suo stigma é capitato , cotondet- to, ed appena visibilmente sestìdo . I frutti che circon¬ dano lo specifico caule allorché sono al punto di loro maturiti veggonsi meno angolati, c tinti costantemente di un Vigo color giallo . In America si contano bene spesso fino a settanta , ottanta , ed anche di più frutti in ua solo grappolo. E’ben difficile il propagare questa pianta per via di seme poiché assai di rado si trovano delle semenze entro de’ suoi frutti. La radice della Musa è grossa , lunga , e rotonda, r coperta d* molte fibrette capillari, che internamente % partecipano di un i sostanza legnosi . Il loro colore e bianco, ed oscuro esternamente; sono alquanto ontose » di sapore dolcetto , recise dal gambo maestro trasudane un’umore lattiginoso di quitti astringente, il quale ap¬ pena sentita l'aria si muta iy un colore rossetto. Secondo II sistema Toumeforziano sarebbe la Musa un genere nuovo , clic non viene compreso in alcuna delle ia. Classi di detto sistema; onde alcuni seguaci del Sig. E’ournefort per riguardo di questa pianta hanno formato una nuova classe , ed è la 13. (a) Moltissime sono le specie di Musa, o Banana, che trovatisi, principalmente nell’ America. Nella sola Isola di raiti dell’ America Meridionale nuovamente scoper¬ ta , ne trovò il celebre naturalista forsrer compagno di (,'ook tredici specie diverse , e migliori di tutte quelle che avevano gl’ Inglesi altrove mangiato, (h) Nella fia¬ tavi* isola degli Olandesi nell’Indie, al dire di Cook (t) sono infinite le specie del frutto Banana chiamato da molti Fico di Adamo* e che fra le altre una ve se ne trovi, che merita di essere particolarmente conosciuta dai Botanici, avendo a differenza delle altre ripiena la parte interna di granelli, e questo fruito è un rimedio contro la dissenteria. Nel Messico , Perù , Quito , S. Fede , Brasile, e Pa- raguai si trovano ancora non poche specie diverse della Musa, come pool vedersi in Acosti (d), Pisone , c Ma- (.7) Vedasi V aggiunta del Sig. Ortega al Tom. 5. delia Flora Spagnuola p. 61 1. come pure il P, I lumicr Nov. Gencs. plant. Aruer. 34. (£») Cook. Viag. intorno al Globo Tom, V. (c) Idem Toro. IV. (d) Hist, Nat. de Indias lib- IV. cap. 21- & 5 * y* Margravio (a)., Plumiu (b) , Giuntila (c), GiUj (d) » Cla¬ vigero (e) , ed m altri ruttori » che trattano della Storia Naturale di quei Regni. Quest’ ultimo asserisce che nel Regno del Messico vi sono dei boschi assai grandi di Muse. Non si può perdi tiara ai Signori Pisene» e Ma- regravio , alienhè parlando di questa specie di vege¬ tabili dicono non essere indigeni del Brasile. Indigenti bic non un! » sed aliando bue deportata pianta ; quan¬ do tetramente sono nativi tanto ut 1 Brasile» come del Paraguai, ehe gli è contiguo » e di tutte le altre parti di clima caldo dell’ America» come costa da altre istorie dalle quali si rileva, che allorch’entrarono i Portoghe¬ si , e gli spagnoli i i quelle parti del Nuovo Mando vi trovarono in abbondanza di queste piante» le quali con nome particolare impostole dalle diverse trazioni veni¬ vano chiamate . Nelle isole dell'America nuovamente scoperte, i popoli de’quali non hanno avute mai com¬ mercio con altre parti del globo, si sono trovate mol¬ te Muse, il che sempreppiù prova essere indigene delle regioni Americane . Su questi fondamenti è insussisten¬ te anche r asserzione di Oviedo ( Q allorché dice essere stata la musi trasportata dalle Isole Canarie iti America . La specie che noi descriviamo, la quale si conser¬ va nella Villa Pinciana, e nel nostro Orto Vaticano in¬ dico c quella e he co! nome di Ala sa paradisiaca, Q Sci¬ ti jentum distingue il cav. Linneo ; e clic de scisse pu¬ ra , benché non da lui osservata , il Mattioli, dicendo; Hist. nac. & med-cid- ai. (ij Nov. gencs. pianti A mcric. 24. ^c) Snr. deil’Oriooco. (<0 Sngg’o di Su r. Anurie. Tom, IV. ub. i.c.z. (r) Scorta antica del Messico lib. 1. (/) Stor. de!!’ Indie, & 5<5 & Tale mi hanno descritta la Adusa coloro , che sono stati In Egitto j ed la Cipro » e parimenti in Sicilia (*i) ■ Il Sig. Clavigero afferma che la musa non sia stata allatto sconosciuta dagli amichi , e che Plinio abbia di quest.; filtro menzione (K) ; non abbiamo però alcuna piova cel¬ ta , i he ci additi se questa » oppur qualche altra sia sta¬ ta la pianta , che da Plinio per la musa ci viene de¬ scritta . E* tanto P uso de! frutto della Musa fra alcuni Amen- cani, che può dirsi il cibo principale, c più ordinario, eh’ essi abbiano . Non essendo le frutta ben mature cot¬ te ai forno, oppur sotto !c brace e così mangiate sci¬ voli loro quasi di pane; se queste istcsse vengon condi¬ te, o messe fra la carne, loro servono di companatico -, essendo poi ben mature gli scrvon dì frutta cd hanno in questo stato un sapor dolce, c grato al palato. Fatte appassire alla maniera clic noi facciamo dell'uva, delle pere, mele , fichi , cd altre cose , si mantengono , c con¬ servano il loro gusto , c al dire del Clavigero in Adicboa- cam provincia del Ad essi co sì fa un commercio considera¬ bile di Aiusa passa, cìd e molto migliore delle uve, e dei fichi CO • Qjriestc medesime frutta mature fitte fermen¬ tare somministrano un vino niente disaggradevole . Della midolla del caule, eli’essi chiamano il cuore della pianta dopo che siano raccolti i frutti cavata fuori, ed arresi¬ la , e poi unirà a dei teneri germogli, e fiori di altre muse , tagliato i! tutto in pezza , si servono per farne con brodo di carne una saporita minestra . Gli stessi te¬ neri germogli, fiori, e furti messi sotto l’aceto se rvon (*) Ltb, i. di Discordie cap. 2 7. (6) Storia amie, del Messico lib-J- (t) idem loc. eie. & S7 % loro di appetitoso cibo , come noi si.ini soliti pratticare to'capperi, piccioli cetrioli, ed altre consimili cose. La radice ben prosciugati al isole fa le veci di una buona cica . Il caule della pianta reciso , dopo che abbia prodotto il suo frutto , e vuotato a modo di un rubo , siccome le cortecce , che lo compongono, conservano per lungo tempo una considerevole umidità, è ottimo a collocarvi delle piante con tutte le loro ra¬ dici, e mandarle, come soglion fare gl’ Indiani, in pae¬ si ben distanti , senza che soffrano alcun patimento ben¬ ché legiero . Attesa (jucsta soverchia umidità, che tro¬ vasi nel tronco non solamente, ma ancor nelle foglie della musa, di tutto fan’uso, e con sicuro successo negl’ incendj delle loro case, con buttarne in quantità su le patti, che s'incendiano. Adoperami le foglie per invol¬ tare tuttociò che occorre, formandovi ancor delle balle • e di fatti ima gran parte del Zucchero, che dall’Ameri¬ ca vieti trasportato in Europa vcdtsi imballato nelle fo¬ glie delia Musa. Le fresche foglie servono agl’ Indiani di tovaglie sopra le loro tavole sostituendo in ogni oc¬ correnza alle già una volta usate, le nuove . Siccome queste tòghe sono assai grandi, e delicate, come più so¬ pra abbiam detto, cosi le adoperano in vece di lenzuo¬ la per i letti specialmente dei ièhriciianti, ed in parti¬ colare di quegli che hanno il vajuolo, poiché venuto a suppurazione non si attaccano alle carni come le lenzuo¬ la di canapa, o lino, c sono dt refrigerio per gli stessi malati. Le foglie secche possono in un bisogno servire au.or di carta. l)i queste, fece uso D. Altònzo de Arzil¬ la per scrivere nel Chili una parte della sua celebre A- raueana (a) . Somministra l’intera pianta dJIa musa po- ■ _ h _ (j) Poema in verso Spagnuoio sulla Storia degli indiani Arali crii . Vedi Aco'ta. Stor. rat. lib. iv. cap. 21. # « X sta in macerazione una prodigiosa Riamiti di fibre, del¬ le quali possono farsi diversi usi anche secondo il parere dei Siga ri Somare, (a) e t.cmcry (b) ; ma siccome que¬ sti usi non sono troppo conuni in ogni pirte d -ll’Atnc- riei , cosi noi riporteremo quel tanto che ci ri ferisco no alcuni nostri amici rapporto agli usi, che di questa si fa nelle Isole Filippine . Dicono, che quei popoli vi fi uno una tela sopraffina , eh’essi chiamano nìph estraendo i tali dal caule principalmente della musa da loro chiama- la Abaca ‘ Abbiamo di questa loro manifattura uni ben detta luta relazione con la descrizione ancora della sem¬ plicissima macchina della quale a quest’uopo si servo¬ no ; ma per esser troppo lunga ci disperdiamo dal ri¬ portarla (c). Colle più grosse fibre si formano delle cor¬ de ordinane per usi comuni, e dei grossi canapi per i bastimenti. Un’ altro non piccol vantaggio ricavano delle pian¬ te della Musa quelle nazioni Americane dove si coltiva in abbondanza il Cacao, c principalmente la provincia di Caracas. Siccome la pianta del Cacao rimarrebbe of- ùsl dal troppo foite calore de’raggi Solari, così nelle puntazioni che di questo albero essi fanno vi frap¬ pongono delle muse, le quali innalzandosi molto di più, o spandendo le loro foglie vanno a garantirle da quel so¬ verchio calore. Gl’ Indiani dell’ Isola di Taiti, c delle altre isole dell’Arcipelago al dire di Forster (d) si servono delle fo¬ glie come di emblema di pace , c di segno di amicizia; (4) Diction. mot. Bananiere . ( b ) Dizion. (fj Paraguay Natura! por D. Joseph Saliche* Labrador Part- IL c. 21 * M • S. (d) CoJc viag.Tom. V. *# <9 m j'o:t lic o sia ira di loro, oppur co’ fòrasticri allorché gli ricevono come amici, gli vanno incontro con dei rami > o sian tòglie di questa pianta . I medici Americani danno ai loro fcbricitanti a mangiare delle fresche frutta di banana come per un re¬ frigerante ; pretendono ancora , clic la radice della pian¬ ti ptstilla , c cavatone il sugo , bevuto poi questo col latte faccia cessare le vertigini di testa j L’ acqua che na¬ turalmente distilla dalle fibre del tronco la danno a bere o così semplice» ovvero mischiata co! zucchero a colo¬ ro che patiscono di ardori di reni, cd A quelli , che soffrono degli incommodi per qualche uso fatto di mer¬ curio. La midolla del fusto, che porta i frutti , pestata, cd unita al micie la danno a mangiare à quei malati , che patiscono di mali negli occhi, come pure lo strutto nt! quale sono stati fritti a pezzi i frutti , Prospero Al- pino dice, che il frutto cotto , o anche la sua deco. ztone e giovevole contro la tosse , c la difficoltà di re¬ spiro , specialmente se questi mali procedano da calo¬ re. Alla, stessa maniera giova contro le infiammagioni della pleura , dei polmoni, c dei reni, e la ritenzione del¬ le urine. Alle cortecce secche delle frutta si attribui¬ sce virtù confortante* Gli amichi autori attribuiscono aii or essi quasi le medesime proprietà già descritte af¬ fi musa come riferisce il Mattioli riportando r autoriG di Scrapione (a) . La coltivazione , e propagazione della Musa è ins¬ pessì semplicissima poiché senza seminarla la stessa pian- k i madre butta fuori dalle sue radici tanti germogli, che vanno a rinovare perpetuameme Li sua vaghezza. E siccome questa pianta non da il frutto, che una sol h i ( ) Mattioli loco cìt. * benché impro finamente , è derivato dalla voce Palati dalla lìngua Ma lafcarcfè . Diciamo impropriamente, perché la musa af. fatto non assomiglia al vero Platano, Si danno diversi alrri nomi a questa pianta. cd ai suoi frutti da alcuni Scrittoti delle tose Americane. V' è chi gli di il nome di Fratto del Paradiso allar¬ mando che questo fòsse il frutto vietato ria Dìo ai no¬ stri Progenitori nel Paradiso Terrestre < Altri lo chia¬ mano il Fico dì Adamo , dicendo, che colle fraudi di questa pianta , le quali, come ahbiam detto , sono gran¬ dissime, Adamo cuoprisst la sua nuditi dopo di, aver trasgredito al precetto. \ ha ancora chi la dice Palma umile , c* crede che il di lei grappolo sia quello, che avendo reciso gli esploratori, che mandò Mosè alla id¬ ra promessa , con fatica trasportar lo potevano due uo¬ mini per la sua grandezza, e conseguente mente per suo peso : il che non pare affatto inverisimile , se nell’ Asia si trovi qualche specie di Musa che produca tre¬ cento frutti in un Ibi grappolo, come li trova nell A- rnerica fecondo il testimonio del P- Accsta. («) Le spe¬ cie più comuni In America sono; 1. il 25 apalots • ha da quindici oneic di lunghezza, e infino a tre di dia¬ metro, ma è duro e poco stimato . 2. il Platano '.largo, cioè lungo'* ha otto onde di lunghezza, od una e mez za di diitntro : è saporito, e sano. Questa specie è la più ordinaria , e la chiamano nell’Idioma casigliano : Hurta bcllacos > cioè, satolla bricconi. 3. O'aìneo* è più piccolo, ma più morbido, e più delizioso , benché meno sano . 4. 11 Dominìco• è il più picciuolo j ma ezian¬ dio il più delicato, e più stimato» (j) Hist. Nat. Ii« 4, c. 21 p uo. n m x. r \t - ' 4 F[CUS BENGHALENSIS. Fico di Bengala. PoLTGAMl K TrIOICIA • Arhor procerrima. Folia ovata, latiuscula , atro-virentù venosa , Fruetus gemìnus intense ruteni. Semina numerosa, minuta» nigricantia . Septembri fructificat. Indica; incolli regiones , ac precipue in Bengala reperitur, Q Uestt pianta . die noi giovanotta abbiamo osserva¬ ti nel giardino della Villa Borghese venne tolta * -ti nostri occhi dalla rìgidissima invernata dell’ anno t?S 7 - Nei paesi di dima favorevole cresce in uà* albero altitsimo , e con i suoi spaisi rami, c spesse Fo¬ glie adombra una non piccola porzione di terreno . Assai grossa c la sua radice, c nella sua ramifica¬ zione produce altre piccole fibrose radicbette, le quali si dilatano sotto del suolo per ogni parte , eJ anche al¬ ba sua superficie . Il di lei colore nella corteccia è lat¬ teo , ma tagliata nel suo interno vedesì alquanto ros¬ siccia . il tronco che d’ordinario diviene di smisurata gros¬ sezza, e clic talvolta non giungono ad 3bbrau iario tre uomini si veste anch’esso di una corteccia lutea - Si dilatano su di esso i rami, e quando questi sono giova¬ ni rapportano neda loro cima un germoglio raffiguran¬ te una candela . Si ammirano e>$i ornati di foglie dispo¬ ste alla rinfusa» le quali sono attaccate ai loro picciuoli* Non hanno queste alt un' istaglio ai lembi , sono gros¬ serie, quali lie volta mucronate, spesso quasi rotonde, tinte di un verde oscura , c nel loro mezzo trovasi una fibra , o nervo longitudinale ben grosso dal quale han¬ no origine molti altri , clic ti dillomlono pei lati , e dan¬ no una vaghezza non pii cola alle foglie suddette. One¬ ste non hanno alcun’odore, ed il loro sapore si prova astringente. Dovressimo ora rappresentare il modo della sua fruttificazione, mi siccome nulla diversifica da quella, eh’è propria dei nostri Hchi comuni, così trcdiamo su¬ perfluo parlarne . Basterà qui soltanto riflettere , che i frutti nascono ordinariamente sopra il luogo , dove han¬ no origine le foglie sempre gemelli insieme congiunti , strettamente appoggiati ai rami , c quasi inai si osser¬ vano solitari! . Sono rotondi tinti di un bel colore rosso, oppure di un delicato color di rosa e pungettati di bian • co . Qiiando questi sono arrivati alla perfètta maturità vengono ricoperti da mia sottilissima lanugine , che li vende più giocondi alla visti. Hanno sulla cima un pic¬ colo urabellicolo, che gli accresce eleganza, e bellezza . lìntro di questi frutti ritrovasi un* ammasso innumerevo¬ le dì piccioli grani , i quali contengono minutissimi se¬ mi tendenti al color nero , allorché siano spogliati di que la membrana , che superiormente li veste . Devcsi seriamente notare che quelle fibrose bar¬ bette, o radici, die furono indicate di sopra, e che dicessimo dilatarsi c fuori, c dentro del terreno tra¬ mandano un ceito liquore, il quale appresso dei Popo¬ li di Benga'a molto sì usa nelle bevande coll’acqua, oppure in qualche decotto ; poiché a sentimento loro , e dei Medici di quelle parti è m dio favorevole a scac¬ ciare Tumore febrile, ed a purificare il sangue , c d„« & <5 4 V tergere tutte le contrazzioni cattive del fegato . La cor¬ teccia parimente di quest’ Arbore tritata, ed applicata, è molto profìcua per chi patisce di mal caduco . Nasce nei luoghi arenosi dell'India, c vuole mol¬ to alimento, altrimenti presto perisce. I L FINE. APPENDICE ALLE OSSERVAZIONI FITOLOGICIIB DtlP anno r 7 S ìf. Glicine Subterranca • Arachis Hypogea. D Opo eli aver fatto nell'anno decorso la descrizione di quefta pianta , restammo in parte dubbiosi, se vera- nitore fosse la Cltjcine subterranen del Linneo ; onde su questo dubbio ci siamo più seriamente dedicati in quest 1 anno »d esaminarne specialmente la fruttificazione per meglio vede¬ re, se veramente da noi tosse stato preso un* abbaglio . Ed in fatti osservando il calice bipartito sì , ma con il labro su¬ periore sembri fido, a 1 inferiore lanceolato; e non al contra¬ rio tifi lo 1 t interiore » e indiviso il superiore , come si vuole nella Glgcint: la carena tabulala , e non lineare, e più lar¬ ga nella sua estremità: il pistillo con il suo stilo subulato , e non fintorto a spira ; U legume in mezzo ristretto , di una loia divisione aperto che sia, e con semplicemente bislungo * e di due divisioni : i semi constanteraente in numero di due % e non reniformi, slamo venuti io piena, e sicura cognizio¬ ne : non e^rre altrimenti il Mandubi una Glycine , ma l'Ara* chitina di Plutnier * che Linneo * numerandone una sola specie , chiama Arai bis kijpoijca , e Margravio con il propiio nome na¬ zionale riportandola tra le piante del Brasile semplicemente nomina Ma od ubi, a differenza della Glycint Sui terranea , che ditela Mandati de Angola % Svanisce così r equivoco che si suppon eva aver preso Liti* neo tignai do alle tronditernate > che non avendo avuto coni— modo di ben riflettere a 'quanto sopra abbiamo detto si vo¬ levano nella Glyune xubterraìiea , mentre riportando egli nella specie dell' Arachis i sinonimi degl* altri Amori > e tra gl* ni¬ tri di Piu ed . e Plulv, scrive Amchìdnci quadri folta villosa flore /r/- tco, mina mraghtjUa y mi absi &c / Anzi in una piccola an- * ; rotazione che fa, Syst.Nat. Eii:.duimatirtia j>i?. 466. perfa. editare maggiormente la cognizione deite piante spettanti atta Classe decima settima» in cui forma una divisione dalla posi, /ione delle fremii , tra le pianate senza fronda dispara nell’e. stranita , l’ Arachis si ritrova. Troviamo di più una ’descrizio. ne del medesimo Autore » Orni. de felli habitat: incremento habir.Ups ; i 7.-3., ove mostrando con prove evidenti, in quii a* ti mirabili mòdi si propagano le piante , parlando dell’ Ara- chis iae . Arachis pianta esc Vabae hirttd dissimili.? : ex tenda e caule onustos flore peàunculos ; seti florescendt tempore tran, sacro , versus terra m inelìnantur pedini culi , eam penetrane , fif in ejus sìriu deportane leganti na » semuitbns A m yrj da tiri a otto d alci turpi di 3 repleta • Nini ita provisum fui sset a Creatore hit seminibus , sed si saprà terram cogerentur maturvscere , max rancida G* i/iutìlia reddi rettiur , G 1 vtx passera unijitnm curri spe novi cjt rminis ter me commuti . Possiamo dunque silurameli te conciliudere non essere altrimenti il Mandubi ila noi de- scritto la Ch/cine Sub terranea , ma l’ Arachis hypaperi del cele¬ bre Linneo . Un’altra cosa dobbiamo avvertire, ed è, che i] nome di Tlal-cacahuatI » che riportiamo in nota sotto quell* articolo alla pag.1. conviene non solamente al nostro Man) t ma anche ad un’altro piccol cacao arboreo, del quale usava¬ no i Messicani per il cioccolate ; onde quel che noi poi diciamo alla pag, ^7. , che il Donar Hernandc% , dice , che questa /ruf- to f una delie quattro specie di Cacao , eh' egli numera , sì deve intendere di quel Tlnl-cncahuat! di albeio, e non del no¬ stro di terra. Parimenti si deve intendere di quell*altro Tlal- cac diurni , e non del nostro Mani quello, che riportiamo nell* pag, citata : Questo cacao di terra era quello , che comanemen • ir adoperavano i Messicani pi r fare il loro cioccolate . In quest’ anno abbiamo osservato più rigogliosa questa pianta nel nostro giardino. La sua altezza è stata maggiore dei due palmi Romani, e molto ancora si ù dilatata co’suoi rami . In queste diramazioni abbiamo notato esser maggiore Li fruttificazione, di quello che sia ne! proprio caule, special, mente se si abbia l'attenzione di piegarli verso la terra. D* 0. ni cot,giunzione assillare di questi rami abbiamo veduto spuo- Ure firj^ ^ cinque, e sei spilloni, quali tutti hanno perfezio* * x ^ >; usta la loro fruttificazione. Le piante nono srare tutte abbou* dautissime di frutti, e ve ne sono state parecchie, che ci han* oo prodotto settanta, e più sìlique. Abbiamo osservato, che questi frutti non sono sorgetti elle tarle , come lo sono quasi tutti i semi, che non sono di guscio duro . Possiamo assicurare che dopo il corso di anni set abbiamo ritrovato intatti i semi, come se fossero stati dì fre¬ sco cavati da terra. in quest'anno abbiamo per la prima volta sperimentato in Roma il rostro Mani per alcuni usi. L'abbiarn fatto tonare a gui- sa di mandorle , vi abbiatn fatto fare delle paste , dei confetti, e del cioccolate, le quali cose tutte hanno incontrato il gusta di ognuno, che ne ha fatto l’assaggio. Ci rimane a cavai ne 1 ' olio, ma questa operazione et riserbiamo di farla a miglior tempo, per poterne poi dare un giusto ragguaglio, ed anche un’esatto calcolo della quantità, rhe da un determinato peso di queste mandorle se ne ritrae . Moi us Papiri fera » Q Uest’ albero , che noi abbiam detto esser proprio delle , Indie Oi iuntali, diciamo ora esserlo anche delle Occi¬ dentali. A solo riguardo del Ceiv, Linneo lo abbiamo colloca¬ to nella Clnssc Monoecia tetra ri drìa : ma finora non siamo as¬ sicurati se a questa appai tenga , poiché non nc abbiamo potu¬ to vedere II frutte a motivo, che quelli che abbiamo in Ro¬ ma , sono , come si disse , di sesso maschile . Le nazioni Americane , e specialmente i popoli dell’ Isola Othaitì cavano da quest 1 albero una specie di stoffa servendosi di ura semplicissima manifattura , li Sig, Cook nel Tom. II. de moi^Vi.iggi par. rio. e seg. parlando delle stoffe degli Othni- tior: lice -, La più bella , e più bianca si tu col gelso chia¬ mato da loro ta , che serve per gli abiti de’ primi perso- uaj : dell’Isola, e prende il color rosso meglio di qualunque altro colore. b ^ L si hanno gran premura di moltiplicare tutti gli albe¬ ri ' ’ • somministrano L materia prima di queste stoffe , e - n;uc un’ attenzione particolare al gelso, che cuopre la * i i maeg.or parte delle loro coltivazioni servendosene solamente quando l’ albero ha due , o tre anni , ed è dì sette , o otto piedi di altezza , e un poco più grosso di un pollice , Credo¬ no gli Othaitiani, ..he la miglior qualità , che possa avere con* sista nell’ esser diritto, sottile, lungo, e senza, rami, e quan¬ do il tronco produce alcune foglie basse , il germoglio delle quali potrebbe poi produrre un ramo * le strappano con gran¬ dissima diligenza , . . Giunti , che sono gli alberi ad una grandezza convenevole gli r ndiani li svelleno da terra , i diramano e ne troncano le radici, e le cime . Quindi ne strappano la scorsa longitudinal¬ mente , la quale si stacca facilmente , e dopo averne riunita una data quantità fa portano a macerare in qualche ruscello, sovrapponendovi delle pietre perchè non venga strascinata via dalla corrente . Quando poi credono , che sia giunta al suffi¬ ciente punto di macerazione mandano le loro serve a! ruscello, le quali aitano nude si assidano nell’acqua, e ponendo (opra di una favola piana questa legnosa materia Ir. vanno diligen¬ temente gratinando con quella specie di conchiglia detta dai Naturalisti Tellina gargarìia , ed immergendo sovente nell* ac¬ qua ad effetto di separar la scorza verde, che fascia l’inter¬ no dell' albero , e che altro non resti , che le piu belle fibre della scorza interiore , Quest?, scorza, in tal guisr. preparata stendasi v rso la sera sù delle foglie di platano . Si collocano queste 1 ‘ una accanto all* altra sino alla lunghezza d dieci, o dodici canne , e alla larghezza d: circa un piede ponendone due o tre strati uno sull’altro . Osservano in questa opera¬ zione gl’indiani un'uguale grossezza in tutta l'estensione. Sino alla mattina seguente rimane la scorza in questo stato , ed essendo allora o imbevuta , 0 svaporata la maggior parte dell’ acqua in quella contenuta , restano le libre cosi bene at¬ taccate insieme, che tutti questi strati si alzano da terra in un solo pezzo . Levato cosi questo pezzo si pone si*, di un ta¬ volone pulito, e preparato a tal*effetto, quindi battasi dalle serve con certi pìccoli magli della lunghezza di un piede in circa , e della grossezza di tre pollici fatti di un legno duro chiamato dagl' isolani vto-i . La forma di un tale istromento molto rassomiglia ad una striscia da affilare il rasojo , se non * «f * ehe il manico è alquanto pio lungo. Ciascuna quattro faccette di questo piccol maglio è solcata da più linee promi¬ nenti , e profonde . Sono queste solcature di diversa grossez¬ za ; le maggiori sono delta grossezza di un piccolo spago , le minori di un ilio di seti , Lìuttono adunque con questi magli la scorza , e le loro battute vanno a tempo quasi come quelle che danno sulle incudini i nostri ferrati» S'incomincia a bat¬ tere con quella parte che ha più grosse le solcature, e si va a terminare con quella che le ha più sortili, nn te finalmente n' esce la stoffa benissimo distesa , e che sembra tessuta me¬ diante l’impronta, che vi lascia le solcature dei magli . Al¬ cune volte sogliono applicarsi molti doppi di tale stoffa , che si batte allora colla più sottile costa del maglio : ed in questo caso essa si assottiglia , e divenendo leggiera come una mos¬ seli ina riceve il nome di hoboo . Questa stoffa diventa molto bianca all’ aria, ma acquista una maggior bianchezza , e pa- s tosi ri se dopo averla usata per qualche tempo si torni di nuovo a lavarla . e latteria Per lavare questa stoffa convien metterla nell* acqua corrente assicurandola con dei sassi perchè non n<. vengu strascinata via ; quindi si torce leggermente ad effetto di spremerne I acqua imbevuta. Alle volte gl'iso¬ lani la fabbricano per cosi dire di nuovo col porne più pezzi l'uno sopra f’altro, e col batterli colla costa la più scabra del maglio, c in tal guisa la fan diventare di una grossezza egua¬ le al panno d’Inghilterra. Strappasi questa stoffa alcune vol¬ te allorché si batte , ina facilmente da essi si accomoda coll' unirvene un’ altro pezzo per ipe/zo dì una colla composta dal¬ la radice del Pea , e sono sì destri in fare questa operazione, che appena pool'uno avvedersene. Le principali qualità di que¬ sta t obba consistono nella freschezza , e morbidezza, ina il maggior suo difetto è quello di essere spungosa come la car¬ ta , e dì strapparsi quasi con altrettanta facilità , Tingesi poi questa stoffa sopra tutto di rosso, e di gial¬ lo quai colori traggono da alcuni particolari Vegetabili, Il ros¬ so soprattutto dicesi esser bellissimo , e molto somigliante u quello del nostro scarlatto , e questo Io cavano dai sughi di due vegetabili insieme uniti, uno de'quali è del frutto di un serto fico da essi chiamato matte , e 1’ altro delia foglia della W 7 ~> pianta , che i naturalisti chiamano cord’a sebcstìnt i . Queste colore peraltro non mantiene per lungo tempo la sua bellez¬ za. il color giallo poi lo cavano per lo più dalla scorza grat. tata della radice della mori rìda cirrifolia chiamata da essi no¬ no , Questa tiensi in infusione per qualche tempo nell* acqua la quale poi riiaaciendo colorita vi s'immerge la storta per tìn¬ gerla &c. «i Noi conserviamo un piccol pezzo di questa stoffa venu¬ toci in Roma alcuni anni som dall’ Isola Othaitì . Chiamano questo moro gl'Ispano-americani Albero da vestire ; gli Ctai- tianl AoHtti ; i Maxi Cabituquì.